E quelli che… elemosine e promesse sono meglio di niente

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Possibile che la vecchia guardia del Pd sia in un tale stato di delirio da confondere l’ennesimo tonfo elettorale per un trionfo?

Continuano gli scontri, senza esclusione di colpi, per la conquista della guida del Partito. Veramente non si rendono conto che, di questo passo, fra qualche anno il Partito si dissolverà. Impossibile? Agli scettici ottimisti si ricorda che solo qualche tempo fa l’ex Pci poteva contare sullo “ zoccolo duro” del 27%.

Forse una spiegazione c’è: ai leaders del Pd non interessa il futuro del Partito quanto la conservazione e la gestione del loro potere personale. In altri termini: l’affermazione del Partito con il proprio progetto politico non è il fine da perseguire, bensì il mezzo per fare i propri affari o, nel migliore dei casi, per perpetuare il personale potere politico. Questo atteggiamento spiegherebbe il fatto che le sigle cambiano: Pds …Ds …Ulivo … Pd … ma gli uomini alla guida delle neonate formazioni politiche restano sempre gli stessi: quelli di prima! Dopo ogni sconfitta non si sostituiscono i dirigenti che hanno fallito mandandoli, una volta per tutte, ai loro attici al centro o alle loro barche ancorate in porti esclusivi. Niente affatto: dopo ogni sconfitta nascono, tra commossi addii, nuovi Partiti … guidati, guarda caso, da quegli stessi commossi vecchi dirigenti! Dove il termine vecchi non va inteso nella sua accezione anagrafica ma nel senso di invecchiati … stantii … scaduti … in stato di decomposizione … in via di corruzione biologica.Intanto, la gente che dovrebbe essere tutelata nei loro diritti dalle formazioni di sinistra che sorte avrà? Per adesso fanno i prepensionati, i cassaintegrati, i precari, i disoccupati, i respinti, gli espulsi oppure i morti all’Aquila o a Viareggio.

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A questo punto non ha senso disquisire sul comunismo da salotto di Bertinotti. Non ha senso analizzare il delirante vetero-comunismo di Diliberto. Nè ha senso partecipare con commenti ed analisi alla dispute fra Franceschini e Bersani. Non ha senso domandarsi se Rutelli lascerà il Partito per fondarne un altro. Non ha senso seguire lo scontro titanico fra il romanziere Veltroni ed il grande innominabile grande vecchio del Partito. Non ha senso cercare di capire perché o’ governatore Bassolino vuole fondare un Pd del Sud mentre il filosofo Cacciari teorizza quello del Nord. Non ha senso chiedersi cosa farà la Serracchiani già cooptata ai vertici del Partito.

Non hanno senso le domande nel momento in cui servono risposte.

Allora, proviamo a darle queste risposte! Prima domanda: cosa deve fare un moderno Partito di sinistra? Risposta: Contrastare il darwinismo sociale della destra con proposte che coniughino la libertà individuale con forme di solidarietà collettive. E’ tanto difficile imporre limitazione ai profitti dei pochi per tutelare la sicurezza di tutti? Non si tratta mica di fare la rivoluzione socialista!

Esempi recenti chiariranno meglio il concetto: mentre l’imprenditore, pensando esclusivamente al profitto, costruisce le case con la sabbia al posto del cemento; diversamente quelli di sinistra, pur garantendo la libera impresa, debbono vigilare che le case e gli ospedali siano fatte a regola d’arte e non crollino sulla povera gente! Quelli di sinistra devono imporre normative affinché le assi dei convogli che trasportano materiale esplodente non siano arrugginite! Quelli di sinistra devono salvaguardare la scuola pubblica e la sanità pubblica dai progetti di privatizzazione della destra. Quelli di sinistra devono stare con i cassintegrati, i precari, i disoccupati, i migranti ed uscire dai consigli di amministrazione di enti pubblici e privati perché non si può essere servi di due padroni. Quelli di sinistra devono operare per la pace nel mondo a differenza di quelli di destra che praticano lo scontro di civiltà.

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Gli esempi potrebbero essere ancora tanti, ma c’è una caratteristica ineludibile che dovrebbe distinguere quelli di sinistra: l’onestà obbligatoria! Nelle amministrazioni locali ed in quelle nazionali non si devono fare affari leciti e/o illeciti, ma prender solamente decisioni politiche. Non si deve rubare quando si gestisce la cosa pubblica! E se qualcuno ci prova va espulso dal Partito anche se controlla tessere, voti e finanziamenti!

A destra è diversa la cosa: una cultura, che contempla la darwinistica legge della dominanza dell’ esemplare più forte ai danni del più debole, può fare a meno di porsi problemi di equità e di giustizia sociale. Per una cultura competitiva, il perseguimento degli scopi individuali viene prima delle “inutili e pedanti” questioni morali. In un tale contesto valoriale – dove decide la legge del più forte e non le regole della Carta costituzionale – avviene che: la menzogna, il raggiro, la truffa, l’esercizio compulsivo della virilità sull’oggetto femminile sono considerate manifestazioni della superiore abilità dell’individuo dominante sul branco. L’unico giudice dei comportamenti è il successo! Per quelli di destra, l’altro da sé può essere vissuto come un amico, un nemico, un alleato o anche qualcuno da sottomettere, se necessario, con l’uso della forza se ritenuto inferiore per il suo sesso, il suo colore della pelle o per il Dio in cui crede. Per quelli di destra il diverso da sé e dal proprio gruppo di appartenenza è inferiore per principio antropologico.

Quelli di destra si possono non condividere ma bisogna ammettere che sono coerenti con i loro principi quando propongono classi differenziate per gli immigrati o vagoni speciali della metropolitana per gli stranieri!

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Per quelli di sinistra la diversità dovrebbe essere un’occasione di conoscenza, anzi di ri-conoscenza perché in ogni altro c’è un frammento di sé: l’altro è un io visto da un lui.

Quelli di sinistra non sono coerenti: in nome della giustizia sociale mietono consensi; poi, una volta eletti, si comportano in modo ancora più cinico e disinvolto di quelli di destra rispetto alle questioni di giustizia sociale. Ecco perché molti non li votano e decidono di astenersi.

Allora, chi rappresenta gli esclusi? Chi pensa ai bisogni dei ceti medi urbani ormai in corso di proletarizzazione? Chi tutela il diritto di tutti ad una vita almeno decente. Se non lo fanno quelli di sinistra, allora viva quelli di destra: almeno la destra al governo regala a tutti elemosine e promesse. E quelli che li votano lo fanno perché elemosine e promesse sono meglio di niente.

Ludovico Martello