Qualcosa sta cambiando in Italia

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Silvio Berlusconi - Gianfranco Fini

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La scena politica italiana sta attraversando un periodo difficile e confuso. Il Presidente del Consiglio è l’imputato di un processo, che lo vede accusato dei reati di concussione e favoreggiamento alla prostituzione minorile. Gianfranco Fini, dopo il congresso che sarebbe dovuto essere costituente del nuovo partito (Fli), comincia a perdere i pezzi. Naturalmente di questo momento ne approfitta la carta stampata e i talk-show, che si spacciano per programmi di approfondimento; l’audience cresce, la popolazione si divide e fa il tifo per una delle due parti, mentre l’Italia cade a picco, in quanto a crescita, opportunità e diciamolo forte dignità.

Si dignità. La manifestazione al Pala Sharp di Milano del 5 Febbraio scorso ha mobilitato esponenti del mondo intellettuale e non solo, tra cui Roberto Saviano e Umberto Eco.

Proprio Eco, in poche parole ha evidenziato quale dovrebbe essere il compito degli italiani in questo momento: <<Io sono venuto qui per difendere la mia dignità>>.

L’invito rivolto da Eco è stato subito raccolto dalle donne italiane, che, forse più di tutte si sono sentite parte lesa, in senso morale, del Ruby-Gate. Domenica 13 febbraio, le piazze italiane si sono riempite di donne, che, senza alcun colore politico, né bandiera ideologica, hanno protestato contro Silvio Berlusconi, chiedendone le dimissioni, per difendere la loro dignità di donne. E’ importante, sottolineare da subito come le manifestazioni di domenica non siano state solo un remake in digitale delle classiche proteste femministe made anni 70 e né una protesta di solo “quattro radical shick”. E’ stata una chiara presa di posizione di una parte del gentil sesso, che si è stancata dell’assurdo maschilismo italiano, figlio di una tradizione meridionale ma che oramai è di moda anche al nord ( e poi dicono che l’Italia non è unita), che non fa altro che colorare la donna come un oggetto e non come una persona.

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Il nostro paese è attraversato da un vento di cambiamento culturale, che deve essere sfruttato a vele spiegate da tutti gli italiani, per poter, forse, la risvegliare la dignità sopita dopo anni di passività e di staticità sociale.

La protesta delle donne, con il loro slogan: se non ora quando?, vuole contrastare non solo lo scenario politico, che oramai ha perso qualunque valore etico, ma soprattutto la cultura italiana dell’ultimo decennio, che ha imposto come miti o esempi da seguire i protagonisti di qualche reality o la velina di turno. Infatti, è riduttivo pensare che le manifestazioni di domenica 13 febbraio si possano sintetizzare in un attacco strumentale al Governo Berlusconi, in quanto nelle piazze italiane sono state messe in scena varie tipologie di proteste, che avevano come punto centrale la dignità:la dignità del lavoro, la dignità dell’essere donna, la dignità di vivere in Italia!

Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, deve ora fare i conti non solo più con la magistratura o con le opposizioni che non riescono a farsi in nessun modo portavoce di questo malessere generale, ma anche con il popolo. Quel popolo che lui tanto decanta, quel popolo che lo ha votato e gli ha dato l’onore di governare un paese come l’Italia, che ha una storia da fare invidia a molti altri paesi europei ( ricordiamolo in po’ in questi giorni, in cui ricorre la festa dei 150 anni dell’Unità di Italia).

Ora il popolo non è più lo scudo demagogico e populista, con il quale il Cavaliere intende difendersi dalla magistratura, per sottrarsi alla giustizia, venendo meno alle più basilari regole di uno stato liberale. Una parte del “popolo” è stanco di ascoltare le cronache dei festini ad Arcore, di un Presidente esposto ai capricci ed agli umori di ragazzine che ambiscono a rapide carriere nei meravigliosi mondi dello spettacolo e/o della politica. Un popolo in ansia per un paese bloccato sia economicamente che culturalmente. E le donne, proprio quella parte dell’Italia, che si tiene sempre più in disparte e in silenzio, si è stancata e, invece di sussurrarlo nel buio delle proprie camere, ha deciso di urlare in piazza. Urlare il proprio disgusto per una politica corrotta dove va avanti la più bella e non la più capace. affermare il proprio bisogno di meritocrazia, perché vogliono mettersi in gioco nella vita e non avere scorciatoie solo se donne “belle e disponibili”.

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“Se non ora quando?” è stato l’urlo di rabbia, che è esploso nelle piazze italiane e che ancora si sente riecheggiare nell’aria. Ora, però, tocca anche noi maschietti svegliarci dal torpore, seguire la strada che ci stanno tracciando queste donne coraggiose, che si sono spinte contro il pensiero maschilista dei più, ed avere la forza di scendere in piazza, tutti insieme per poter raccogliere la sfida che la situazione politica attuale ci sta presentando: ridare un po’ di dignità al nostro paese. Se non ora quando?

Vito Varricchio