mercoledì, Aprile 24, 2024
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Chi votereste, alla Presidenza della Repubblica?

Candidati alla Presidenza della Repubblica Italiana

Si voterà il 24 GENNAIO alle ore 15! Chi sarà il successore del presidente  Sergio Mattarella? Per questo motivo abbiamo stilato una lista di probabili candidati alla presidenza della Repubblica Italiana.

Ovviamente vogliamo ricordare ai nostri lettori che i sondaggi online di Politicamagazine.it non hanno un valore statistico, si tratta di rilevazioni non basate su un campione elaborato scientificamente. Hanno lo scopo di permettere ai lettori di esprimere la propria opinione sui temi di attualità. Le percentuali non tengono conto dei valori decimali. In alcuni casi, quindi, la somma può risultare superiore a 100.

Sperando in una larga partecipazione la Redazione ringrazia per la collaborazione.

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Chi votereste, alla Presidenza della Repubblica?

Uno sguardo al 2022

Nel 2021 Giorgio Parisi è insignito del premio Nobel per la Fisica “per la scoperta dell’interazione tra disordine e fluttuazioni nei sistemi fisici da scala atomica a scala planetaria”

” La teoria di Parisi”, applicata agli elaboratori quantistici, avrà una portata rivoluzionaria che investirà tutti i campi della ricerca: dalla fisica alla biologia, fino all’intelligenza artificiale

Nel 2022 la complessità sarà meno complessa.

Mark Zuckerberg annuncia la nascita del Metaverso.

Il Metaverso sarà un universo parallelo.

Un non-luogo virtuale dove un nostro Avatar agirà e vivrà, grazie a protesi tecnologiche, scambiando non solo oggetti e valori ma anche sensazioni tattili ed emotive.

Nel 2022 muoveremo i primi passi nel Metaverso

Sarà un Universo  Eutopico  o un Universo Distopico?

Il 2021 si è   concluso con il Lancio nello spazio del telescopio spaziale James Webb, molto più potente del telescopio Hubble.

Destinazione: un punto a più di 1,5 milioni di chilometri dalla Terra.

In cerca delle origini del cosmo, indietro nel tempo, fino ai primi 100 milioni di anni dopo il Big Bang

Forse il 2022 ci mostrerà la nascita delle prime galassie e delle prime stelle.

Oltre le superstizioni verso la conoscenza

Origini del Natale

Il tripudio natalizio di luci  è una atavica tradizione che affonda le sue radici nella notte dei tempi:

dal biblico Fiat Lux che illumina per la prima volta l’intero universo

Via.. via… nel corso dei millenni…

cinquemila anni fa nei pressi di Dublino ogni 21 dicembre alle 8,58 un raggio di sole illumina una tomba megalitica ed annuncia il trionfo della luce  sul buio della morte

Ancora il trionfo della luce  nel Sole Invictus dei Romani collocato dall’imperatore Aureliano, nel IV secolo a. C., il 25 dicembre

Secoli dopo, durante l’epoca costantiana, il 25 dicembre diventa il giorno in cui la luce di una cometa aveva annunciato al mondo la nascita del Salvatore…

L’ alternarsi fra luce e tenebra afferma l’eterno alternarsi della vita e della morte

la luce di una stella squarcia il buio ed arde fino a consumarsi… Di nuovo buio e poi… di nuovo luce… e poi…

Buon Natale ai visitatori del nostro sito

Divinità Pagane

Freddie Mercury, nato Farrokh Bulsara (Zanzibar, 5 settembre 1946 – Londra, 24 novembre 1991), è stato un cantautore e compositore britannico di origini parsi.

Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960 – Tigre, 25 novembre 2020) è stato un allenatore di calcio, dirigente sportivo e calciatore argentino, di ruolo centrocampista offensivo, campione del mondo nel 1986 e vicecampione del mondo nel 1990 con la nazionale argentina.

Da molti settori l’ AIDS venne indicato come una sorta di punizione divina.

A ” Eros e civiltà” di Marcuse, i tradizionalisti contrapponevano antichi modelli di castità.

Le libertà sessuali, l’omosessualità, i rapporti pre e fuori dal matrimonio erano additati come veicoli di contagio.

Freddie Mercury ha incarnato, per molti, l’inutile quanto coraggiosa rivolta contro l’ineluttabilità della morte.

Diego Maradona ha incarnato il riscatto di due popoli: quello argentino e quello napoletano.

Maradona ha donato la vittoria a due popoli sconfitti: la Coppa del mondo al popolo argentino e lo scudetto al popolo napoletano.

Da solo, contro i più forti, hai guidato i più deboli che hanno vinto, per una volta, contro i potenti!

Il popolo napoletano ha creduto in te e ti ricorderà per sempre.

Freddie Mercury e Diego Maradona, geni trasgressivi, eletti dai libertari come “Divinità Pagane”.

Eu Intervention Force per la difesa dell’ Unione Europea

Settembre 2021: USA, UK e Australia si impegnano in una alleanza per la zona indo-pacifica.
La nuova alleanza si chiamerà Aukus e consentirà all’Australia di dotarsi di sommergibili a propulsione nucleare.
Aukus è un’alleanza nata per contrastare l’espansionismo cinese nella regione indo-pacifica.
La guerra fredda del XXI secolo si svolgerà in un nuovo teatro strategico che esclude il Mediterraneo e l’Europa.
L’Europa resterà sola a fronteggiare l’espansionismo russo ad Est e la pressione turca al Sud.
L’Europa corre ai ripari con l’elaborazione dello Strategic compass, questo è il nome del progetto annunciato dall’Alto Rappresentante per Politica Estera e di Sicurezza dell’Ue (Pesc), Joseph Borrell.
A novembre sarà presentato il nuovo modello di difesa europeo alla riunione dei ministri della Difesa e degli Esteri.
L’approvazione del Consiglio europeo è prevista per il marzo 2022.
Lo strumento militare si chiamerà : Eu Intervention Force, con lo stato maggiore a Bruxelles e una forza operativa di cinquemila unità, che dovrà essere a pieno regime entro il 2025.
Finalmente, parafrasando Niccolò Machiavelli, i rissosi paesi europei aggiungeranno un nuovo tassello alla costituzione degli Stati Uniti d’Europa: oltre alla moneta unica, costituiranno un esercito federale.

Morire per Taiwan o abbandonare Taiwan?

Il Lumicino della ragione

Gaetano Pecora- Lumicino della Ragione

E’ apparso negli scaffali delle librerie l’ultimo lavoro di Gaetano Pecora. Pubblicato dalla Donzelli Editore con il titolo Il Lumicino della ragione– La lezione laica di Norberto Bobbio  (Saggine. pagg. 194, € 18,00 ), il testo, oltre a rappresentare un approfondito contributo storico per la conoscenza del pensiero di Bobbio, propone una miriade di spunti di riflessione per il dibattito sulla natura dello Stato laico: chiarisce le specificità della tolleranza giuridica rispetto alla tolleranza intellettuale.

Siamo lieti, per gentile concessione dell’autore e dell’editore, di offrirne, di seguito, l’introduzione:

Introduzione

Quando si dice la potenza delle parole! Dobbiamo all’inventiva del genio italico la distinzione fra il “laico” e il “laicista”. Dove il “laicista” viene fulminato d’anatema perché – così si sostiene – indulge ad atteggiamenti protervi, urticanti e alla fine luciferini nella loro sfida a qualunque manifestazione della vita religiosa. Mentre il “laico” è carezzato di favori perché frena le sue punte, e alla chiusa unilateralità degli invasati sostituisce un’espansione di rispetto verso le gerarchie ecclesiastiche. Le quali gerarchie – sempre così si sostiene –  sono depositarie di valori senza dei quali lo Stato laico si riduce a misera cosa; a nulla più che ad un sistema di dispositivi giuridici, freddi e incolori perciò come solo i ritrovati giuridici sanno essere. E dunque male attrezzati a fronteggiare le incognite della storia quando non riscaldati dalla tempera dei sentimenti morali e più ancora dal calore delle credenze religiose.

Stando così le cose, mi è parso opportuno riflettere sulla  lezione di Norberto Bobbio: intanto perché lui che non mandava via una parola sola senza prima averla ripulita di ogni ombra equivoca, lui che dintorno ai vocaboli ci lavorava con la pomice, proprio lui si sottraeva alla scivolosità levantina di queste distinzioni così sottili; tanto, troppo sottili per non diventare addirittura “curialesche”, sicché dove ad altri oggi piace duplicare l’esperienza laica ora in una versione corretta e ora in una versione corrotta (il mai sufficientemente abominato “laicismo”), ecco che esattamente lì Bobbio riportava tutto sotto la copertura di lemmi sinonimici: laicità e laicismo  erano termini che, se non sempre, certo quasi sempre, nel suo magistero si ribadivano l’un con l’altro e si passavano la voce per dire esattamente la stessa cosa: che cioè lo Stato laico è tale finché non decampa dal principio giuridico della eguale libertà di coscienza e di culto, per cui esso non è né temperante né intemperante, né difensivo né offensivo della fede. Altro che luciferino! No, lo Stato è laico precisamente perché nel conflitto tra la religione e l’irreligione, in questa lotta che non si consuma mai e che mai estenua contendenti di così antica ruggine, in questo travaglio senza fine, dunque, lo Stato è laico quando ripara in disparte e non prende posizione né per la credenza né per la miscredenza, lasciando che ognuno (ognuno, intendiamo?) piccolo o grande che sia, forte o debole che riesca il gruppo dei suoi sodali, se ne vada per le strade che gli comanda la sua incomprimibile spiritualità. Sarà buona quella strada? Sarà cattiva? Non sappiamo. Sappiamo soltanto che è la sua strada. E tanto basta. Tanto basta, si capisce, per chi prende sul serio gli obblighi della libertà individuale.

Non compete ad una introduzione diffondersi in troppi dettagli che la costringerebbero a frenare quel passo da bersagliere col quale le è concesso di avventarsi su concetti che, poi, solo le pagine del testo dovranno svolgere con ritmo più riposato. Dunque non diremo adesso cosa implichi questa idea della libertà individuale e in quale universo morale essa si inscriva. Solo vorremmo far notare che se questo è (e questo è), scorciato all’essenziale, il laicismo giuridico di Bobbio, allora si avrà un bel voltarlo di sopra e rivoltarlo di sotto, potrete prenderlo di faccia o guardarlo di scorcio, ma mai, assolutamente mai, riuscirete a sorprendervi dentro il guizzo di pulsioni giacobine o il lampeggiamento di chissà quale tentazione luciferina. E anzi, capirete all’istante perchè, carico come una balestra, Bobbio scattava infastidito a rovesciare l’accusa sul capo stesso di chi si industriava a formularla con tanta foga polemica. Luciferino. Ma luciferino chi? Il laico? Quegli cioè che, incerto di tutto e sicuro di nulla, trova perciò stesso riparo nell’unica costruzione giuridica che commette ad ognuno la ricerca della verità, della sua verità? Quello è l’emulo di Lucifero? Suvvia non scherziamo! E giacchè Bobbio non era uomo da scherzo, eccolo prendere il ragionamento dal fondo e capovolgerlo a testa in giù: “Io trovo – leggiamo nel suo Dubbio e Mistero – che questo voler avere la verità assoluta (l’ho anche scritto ad un amico cattolico) è qualcosa di luciferino. Luciferino, perchè non è questa la condizione umana come la conosciamo, come l’abbiamo letta attraverso la storia della vicenda umana, che è la storia dell’incertezza, dell’insicurezza, del dubbio, della ricerca certo, ma della ricerca che non ha mai fine, di problemi che non hanno mai una soluzione”.

Sono parole dirette, franche, anche risentite, non perfettamente a fuoco con lo stile di Bobbio, d’ordinario più conversevole se non proprio carezzevole. Ma andavano riportate qui perchè meglio di altre danno ragione del titolo del nostro saggio: Il lumicino della ragione. E’ un’immagine che egli riprendeva da Locke e che sentiva perfettamente centrata col suo modo di essere, assolutamente in tinta con la sua sensibilità. Avesse detto, chessò, la luce, la potenza rischiaratrice dell’intelletto, statene certi: mai Locke gli avrebbe parlato nel sangue. Il lumicino debole, invece, la fiammella tremolante che appena un alito di vento può smorzare lasciandoci al buio e con le dita bruciate: il laicismo di Bobbio si svolge da qui, dalla consapevolezza della fragilità pericolante della ragione che però…che però è tutto quello che abbiamo. Non accenderla questa piccola fiamma, o lasciarla spegnere significherebbe spegnere noi stessi.

Dopo il titolo, che ne è un po’ il nome e il cognome, conviene che l’autore declini le altre generalità del suo libro dicendo come è fatto e perchè è stato concepito. Come è fatto. E’ diviso in due parti, l’una breve e veloce (al passo con il ritmo militare e “bersaglieresco” dell’introduzione che, evidentemente, si comunica fin dentro il primo capitolo); l’altra, lunga e rallentata, dove è tutto un altro andare, più cauto, più guardingo e anche più sospettoso, come di chi ad un certo momento avverta di camminare su un terreno sconnesso, a rientranze e sporgenze, che perciò lo costringe a dondolarsi su un equilibrio incerto. Il fatto è che lì, nella prima parte, il laicismo di Bobbio è osservato a distanza, per la necessità stessa di ricostruire le linee generali del suo pensiero il quale guardato così, vorremmo dire dall’alto di un panorama, si offre allo sguardo come qualcosa di liscio e continuativo (chi mai, da lontano, può cogliere tutta la variopinta efflorescenza di una boscaglia fitta?).

Qui invece, nella seconda parte, è esaminato da vicino, quando la confidenza col suo magistero permette addirittura di entrarci dentro e da dentro consente di scoprire che gli alberi non sono poi tutti della stessa taglia, che le piante hanno colori diversi e che diverse, e non sempre armoniche, sono le voci che si rincorrono dall’una altra parte di questa macchia verde. Per dire: la tolleranza, che giustamente per Bobbio è il cardine elementare intorno a cui ruota la sapienza laica, questa tolleranza a volte egli la presenta come una regola solo formale, altre volte, invece, la carica di un contenuto sostanziale che gli sgrana un po’ la concezione procedurale dello Stato laico.

Ancora: mentre negli anni Cinquanta e Sessanta la dottrina morale di Bobbio è di puro stocco relativistico (fu quello il periodo di più intima confidenza con Kelsen), col consumo del tempo egli se ne è tenuto sempre meno pago e ha tentato incursioni in campi diversi dall’originario kelsenismo. Perchè? E soprattutto: c’è poi riuscito ad evadere da quel primigenio territorio relativistico dove lui era veramente nei suoi panni e da lì mandava scintille? E infine: spiccando fior da fiore dal fiorito cespo delle… come dire? Contraddizioni? Ma contraddizioni è termine troppo forte e con una coloritura polemica che proprio è estranea al presente saggio; evoluzioni? Nemmeno: è parola deboluccia ed esangue; scriviamo allora “oscillazioni” che si ingranano alla meraviglia con un temperamento problematico e tormentato come quello di Bobbio; e infine, dicevamo, cogliendo un’altra oscillazione del suo pensiero, è vero che egli si negò sempre a quanti volevano arruolarlo sotto la bandiera dell’ateismo; e però scavando bene nei suoi scritti (i boschi vanno non solo esplorati ma pure scavati), capita di raccogliere riflessioni molto incerte e dai riflessi troppo promiscui per provare così decisa negazione. 

Potremmo aggiungere dell’altro ma già così, di corsa e smozzicate, queste domande chiariscono l’intento del libro, che evidentemente non vuole abbandonarsi a monumentalità celebrative né spandersi in scipite gonfiezze. E del resto, a che pro? Bobbio è autore così grande che le nostre lodi non aggiungerebbero neppure una fogliolina di più ai suoi allori.  Piuttosto è l’esatto contrario: proprio la sua grandezza richiede la riflessione ponderata ed esige, quando del caso, un’analisi critica che però vuole essere condotta non già per abbassarlo ma, se mai, per intenderlo meglio.

E poi, dovendo dire proprio tutto, confesso che, scalate  le proporzioni (gigantesche), mi sono trovato con Bobbio nella stessa condizione di Federico Chabod il quale, al cospetto dei Maestri, si apriva così: “più ho imparato da un libro e da un uomo e più sento il bisogno di criticarlo”. Bizzaria dell’intelligenza? Ma no! Anzi, se ci pensiamo bene, è quasi naturale che le cose vadano così: proprio perchè ci sono autori che ascendono alle vette dei Classici, proprio perciò il loro fascino ci fa oltremodo esigenti, più contratti e meno disponibili. Forse per questo il destino dei “grandi” è di stuzzicare un po’ il dissenso dalle loro acquisizioni. Da questo punto di vista, Bobbio non è un grande. E’ un grandissimo. Che è tanto più grande quanto più ha avvertito, lui per primo, la perfettibilità delle sue acquisizioni. “Lo spirito libero – fu detto una volta – è lo spirito che non è mai troppo sicuro di avere ragione”. Sicchè per finire di avere ragione, per aggiungere l’ultima ragione alle infinite ragioni di Bobbio, io ho profittato dell’occasione e… gli ho dato un po’ torto. Sento che solo così ho onorato davvero la sua lezione.

                           

Radio Kabul!

La Ragazza Afgana di Steve McCurry
La Ragazza Afgana di Steve McCurry

Il Presidente della Repubblica islamica dell’Afghanistan, Ashafri Ghani, è fuggito per evitare – a suo dire – una guerra civile. I taliban così sono potuti ritornare a Kabul passando dalla porta principale, risalendo il Paese dal Sud rurale e contadino dove hanno atteso il momento propizio per la riconquista dell’Afghanistan. L’occasione, di fatto, gli è stata offerta dai governi di Washington che negli ultimi anni stavano preparando il ritorno in patria delle truppe statunitensi (tanto Trump quanto Biden).

La ritirata USA indica l’apparente cambio di rotta della loro politica estera, poiché lo stesso Presidente ha affermato che è compito degli afghani liberarsi del terrorismo islamico. In sostanza, l’Afghanistan non rientra più tra gli interessi americani. Sebbene appaia insolito che gli eroi dell’Occidente ora difendano il principio di autodeterminazione dei popoli, è necessario ricordare che la guerra in Afghanistan fu voluta da G.W. Bush e sostenuta anche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dopo i fatti dell’11 settembre.

L’Occidente non poteva rimanere inerte e allora, con gli USA in testa, dichiarò guerra all’Afghanistan perché i taliban avevano sostenuto il gruppo terroristico di Al Qaeda, responsabile dell’attacco alle Twin Towers. Ma la lotta al terrorismo rappresentava solo uno degli aspetti dell’offensiva occidentale; infatti, altro scopo della missione di pace era costruire in Afghanistan una società moderna.

Oggi la ritirata delle truppe statunitense pone sotto gli occhi di tutto il mondo l’inconsistenza del mito dello state building occidentale. I diritti e i valori occidentali non sono esportabili come lo smartphone e per modificare lo spirito di un popolo non è sufficiente una skyline avveniristica della capitale. I grattacieli, i negozi occidentali e la pubblicità creano sia una massa sradicata che rimpiange il passato della società tradizionale sia una nuova classe di occidentalizzati consumatori di diritti e di merci a basso costo. E proprio questi neo-occidentali, che guardano con terrore al restaurato talebano, busseranno come profughi alle porte dell’Europa in nome della solidarietà e di quei valori sganciati sulle loro teste vent’anni fa.

La guerra (pardon: la missione di pace) oramai è persa e l’isolazionismo americani manifestano come anche le società secolarizzate necessitino della forza per reggersi, perché non appena l’imposizione scompare lo spirito religioso recupera il terreno perso. I taliban non hanno mai abbandonato l’Afghnaistan, accovacciati nel profondo e rurale Sud hanno continuato la loro azione di erosione dall’interno per instaurare l’Emirato islamico, consci soprattutto del consenso delle masse contadine e della legittimità scaturente dalla religione dei padri per contrastare il Vangelo della Modernità.

Perché allora le morti di civili e militari di ambo gli schieramenti degli ultimi vent’anni? Per nulla…