sabato, Marzo 22, 2025

La Rivoluzione d’Ottobre e il Totalitarismo Sovietico nel XX Secolo

La rivoluzione d'Ottobre e il totalitarismo sovietico del XX secolo. Un dibattito acceso sui suoi effetti storici e politici.

Condividi

Leggi dopo

Proseguimento della Rivoluzione: L’Apoteosi della Dittatura

Le sue procedure furono cruente, ma, ancora una volta, nel rispetto delle indicazioni dettate da Lenin.

Il Nemico Designato: La Crociata Contro i Kulak

Questi, nel maggio del 1918, aveva affermato: «Non c’è dubbio il kulak è un feroce nemico del potere sovietico.

O i kulak stermineranno un numero infinito di operai, o gli operai schiacceranno implacabilmente le rivolte dei kulak — che sono una minoranza brigantesca del popolo — contro il potere dei lavoratori.

Non vi può essere via di mezzo.

La pace non è possibile […] questi vampiri hanno accaparrato e continuato ad accaparrare le terre dei proprietari fondiari, e asservono di nuovo i contadini poveri.

Guerra implacabile contro questi kulak. A morte!».

La Via al Comunismo: La Politica Economica di Stalin

Stalin, come già Lenin, era consapevole che proseguire nell’adozione della NEP o attuare il modello di economia mista elaborato da Bucharin non avrebbe realizzato il «comunismo a passo di lumaca», ma avrebbe rigenerato, in tempi più o meno brevi, il sistema capitalistico.

Questo avrebbe significato il trionfo della civiltà borghese, la vittoria dell’Occidente.

In altri termini: l’istituzionalizzazione del Male e la definitiva rinuncia alla «resurrezione dell’umanità».

La Dittatura Staliniana: Il Monopolio del Potere

La politica economica di Stalin era finalizzata, esclusivamente, a scongiurare simile eventualità.

Questa spiegazione trova un’ulteriore conferma nella biografia di Stalin pubblicata dal diplomatico sovietico S. Dmitrievskij.

Questi, nel 1930, in piena fase di collettivizzazione, scriveva:

«L’edificio della dittatura staliniana non può reggersi e realizzare i suoi piani se non detenendo il monopolio assoluto del potere politico ed economico».

Egli constatava, poi, la minaccia rappresentata dai contadini per «l’edificio della dittatura staliniana»:

«la vittoria dei contadini all’interno del paese sarebbe una vittoria dell’Occidente: della sua concezione fondamentale dell’individualismo e del liberalismo nella vita politica».

La Rivoluzione Come Mission

La rivoluzione d’ottobre era stata — volendo adottare l’efficace espressione di Pannekoek — «l’inizio della ribellione asiatica contro il capitale».

Il nuovo ordine, che i bolscevichi stavano edificando, doveva essere «l’unico luogo sociale» entro il quale costituire l’esercito permanente della rivoluzione mondiale.

Il «luogo» dal quale muovere per realizzare la profezia annunciata da Engels — e che. i bolscevichi avevano fatta propria —:

«Diventare templari di questo Graal, cingere ai fianchi la spada permesso e rischiare lietamente la vita nell’ultima guerra santa, alla quale seguirà il Regno millenario della libertà».

Essi avvertivano prossimo, oltre che storicamente predeterminato, quanto annunciato da Engels:

«Si avvicina il giorno della grande decisione, la battaglia delle nazioni, e la vittoria sarà certamente nostra».

Il Proletariato Come Esercito: La Mobilitazione Mondiale

Da tutte le nazioni erano giunti in Russia gli internazionalisti per arruolarsi nell’Armata rossa, per contribuire all’edificazione del nuovo mondo.

I bolscevichi, però, erano convinti di poter contare su un esercito ben più ampio:

il proletariato mondiale.

Il proletariato «esterno» muoveva contro la civiltà capitalistico-borghese fidando, però, sulla secessione del «proletariato interno» della società aggredita.

Significativa, in proposito, l’affermazione di Karl Radek:

«Dal momento che la Russia è il solo paese dove la classe operaia abbia conquistato il potere, gli operai del mondo intero debbono d’ora in poi diventare patrioti russi».

La Guerra Contro il Capitalismo: L’Assalto ai Valori Borghesi

Il nuovo Stato dichiarava la guerra permanente contro i valori e le istituzioni della società borghese.

Il capitale, il mercato, il borghese — come ha spiegato Hobsbawm — non erano per i bolscevichi categorie economiche e sociologiche, ma categorie metafisiche-morali.

Esse erano le forme nelle quali si era incarnato il Male. Come tali andavano distrutte, estirpate alla radice affinchè non potessero mai più rigenerarsi.

La Conquista dell’Utopia: L’Ascesa del Popolo Eletto

I bolscevichi, alla testa del popolo eletto, muovevano alla conquista del mondo per imporre la loro dottrina salvifica su tutti gli uomini.

Per realizzare l’utopia marx-leniniana di società perfetta.

Lo «scontro culturale» fra Oriente e Occidente si era rimaterializzato in guerra.

pag. successiva

pag. precedente

Ludovico Martello
Ludovico Martello
Saggista. Si è laureato in Sociologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autore di numerosi saggi sul processo di Modernizzazione. E' stato ricercatore a contratto presso la Luiss Guido Carli di Roma, ha insegnato Filosofia della politica, con contratto annuale, presso l'Università degli Studi del Sannio. Cofondatore dei magazine web "PoliticaMagazine.info” e "PoliticaMagazine.it”
2,795FansMi piace
27FollowerSegui
348FollowerSegui

Per saperne di più

Ultime Notizie