sabato, Marzo 22, 2025

La Rivoluzione d’Ottobre e il Totalitarismo Sovietico nel XX Secolo

La rivoluzione d'Ottobre e il totalitarismo sovietico del XX secolo. Un dibattito acceso sui suoi effetti storici e politici.

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Il Terrore Senza Pause

Dal 1925 al 1953 il vortice di delazioni, condanne ed esecuzioni non conobbe pause.

La sua furia devastatrice travolgeva, una dopo l’altra, tutte le trame del tessuto sociale.

Con l’accusa di sabotatori venivano processati e condannati molti dei cosiddetti «specialisti borghesi».

Questi

— come spiega R. Medvedev —

«provenivano dai ranghi della vecchia intelligencija o dalle classi abbattute dalla rivoluzione d’ottobre.

Essi lavoravano nello apparat economico sovietico, nelle imprese industriali, nelle istituzioni scientifiche ed educative, nelle direzioni agricole, nel Gosplan e negli uffici statistici».

Su di loro Stalin e i suoi collaboratori facevano ricadere le conseguenze delle errate scelte economiche nazionali.

Neppure le forze armate vennero risparmiate dal «Grande Terrore».

Nel settore delle scienze «la purga» non fu meno crudele.

Migliaia di scienziati, ingegneri, dirigenti di settori industriali, economici e così via, morirono […].

L’intera scuola matematica di Mosca fu dichiarata controrivoluzionaria e borghese».

Infine, nel 1948, la sessione dell’Accademia delle scienze agricole condannava l’agrobiologia e la genetica sovietica.

Fu questo il caso più eclatante di assoggettamento e di falsificazione della verità scientifica, per adesione conformistica e vile, alle direttive politiche.

Il caso è noto con il nome di lysenkismo.

La Repressione dei Dirigenti Politici Comunisti

Alle vittime del terrore vanno aggiunti i dirigenti politici dei partiti comunisti «fratelli».

Bela Kun, già capo della Repubblica ungherese dei soviet, venne arrestato e fucilato.

Nell’estate del 1938 decine di comunisti polacchi furono arrestati e internati nei campi di lavoro.

Il nucleo dirigente del Partito comunista Jugoslavo fu decimato.

In ricordo di questo avvenimento, Tito scriverà:

«Rimasi solo». Ma, ancora una volta, risulta efficace — più di ogni commento — la sofferta descrizione redatta da R. Medvedev:

Il Tradimento degli Antifascisti Tedeschi

«Dopo la firma del patto nazi-sovietico, nel 1939, Stalin commise un altro crimine senza precedenti nella storia del nostro paese:

un largo gruppo di antifascisti tedeschi e di ebrei, che erano fuggiti dalle mani della Gestapo per rifugiarsi in URSS, vennero consegnati ai nazisti.

Da quel momento in poi, le frontiere sovietiche vennero chiuse ai rifugiati dell’Europa schiavizzata. Molti comunisti italiani, francesi, romeni, olandesi, perfino brasiliani e americani vennero arrestati e uccisi.

E’ un terribile paradosso — conclude lo storico sovietico — che i leader e gli attivisti comunisti occidentali che venivano in URSS siano periti, laddove molti di coloro che nel 1937-38 si trovavano in prigione nella loro patria natia siano sopravvissuti.

La repressione dei partiti comunisti fratelli, di rivoluzionari che avevano chiesto asilo politico in URSS, fu in tal modo doppiamente criminale» .

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Ludovico Martello
Ludovico Martello
Saggista. Si è laureato in Sociologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autore di numerosi saggi sul processo di Modernizzazione. E' stato ricercatore a contratto presso la Luiss Guido Carli di Roma, ha insegnato Filosofia della politica, con contratto annuale, presso l'Università degli Studi del Sannio. Cofondatore dei magazine web "PoliticaMagazine.info” e "PoliticaMagazine.it”
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