Introduzione al Massacro Collettivo
Fino a che punto gli scarni dati numerici, sin qui riportati, sono atti a descrivere le atrocità di questo massacro collettivo?
L’apparato linguistico è insufficiente a evocarne l’orrore.
Nonostante ciò, dobbiamo tentare di capire, ponendoci la domanda elementare: perché? Nel corso degli anni sono state formulate varie ipotesi esplicative.
Il solo Isaac Deutscher ha elaborato, in diversi momenti della sua parabola intellettuale, ben tre spiegazioni.
Le Spiegazioni di Isaac Deutscher
Prima spiegazione: Deutscher sostiene che i processi tenuti a Mosca fra il ’36 e il ’38 furono una vendetta diabolica del menscevismo sul bolscevismo.
Egli argomenta questa assurda spiegazione ricordando che le vittime erano tutti bolscevichi mentre l’accusatore era l’ex menscevico Vyscinskij.
Seconda spiegazione: Stalin fu costretto a eliminare alcuni membri del partito per scongiurare il consolidamento di una nuova classe che, tesa al conseguimento di vantaggi personali, era intenzionata a bloccare lo sviluppo del nuovo sistema e a restaurare il capitalismo in Russia.
Terza spiegazione: distruzione da parte di Stalin di tutti i possibili centri di potere concorrenziali.
Questi, se si fossero sviluppati, avrebbero potuto bloccare il consolidamento del sistema.
Critica alle Teorie di Deutscher
Delle tre spiegazioni l’ultima, forse, è la meno inverosimile. Ma una «simile interpretazione
— afferma Leszek Kolakowski —
può risultare forse adeguata per i processi di Mosca, ma è meno chiaro come possa spiegare il carattere di massa dell’eccidio che coinvolse fole enormi di persone sconosciute che non avevano la possibilità di aspirare al ruolo di dirigenti del partito.
La stessa obiezione si applica ad altre teorie talvolta avanzate, come quella che si richiama alla necessità per Stalin di trovare capri espiatori sui quali scaricare le disfatte della sua politica economica o al carattere vendicativo e al sadismo del satrapo (spiegazione forse valida per un gran numero di singoli casi ma non per il massacro di milioni di persone)».
Le Ipotesi di Roy Medvedev
Più concrete e articolate le ipotesi esplicative proposte da Roy Medvedev.
Questi, quale prima operazione, precisa i reali termini dello scontro che dilaniava dall’interno il Partito bolscevico:
«II fatto che Stalin, dopo aver vinto la battaglia contro l’opposizione, abbia usurpato tutti i poteri nel paese, annientando molti dei suoi vecchi oppositori o alleati, non deve indurci a credere che egli avesse completamento torto nella sua lotta contro l’opposizione, o che i suoi avversar! avessero del tutto ragione.
Al tempo stesso, sarà sbagliato imitare quegli storici borghesi che dipingono la battaglia fra i diversi gruppi nel partito soltanto come una lotta di potere, priva di ogni vera ragione ideologica, mascherata di argomenti teorici al solo scopo di ingannare la classe lavoratrice.
Negli anni venti, tale battaglia non era soltanto una lotta di potere, esistevano anche serie ragioni di disaccordo teorico e pratico, e contrasti di idee, specie per quanto riguardava i metodi e la possibilità di costruire il socialismo in URSS, che all’epoca era il solo paese socialista al mondo».
La Complessità del Terrore Staliniano
Ma la costruzione del socialismo non spiega — secondo Medvedev — il «Grande Terrore».
Pur indicando Stalin quale responsabile dei crimini di massa, egli ritiene altrettanto responsabile dei tragici avvenimenti la stessa opposizione.
«La situazione nel partito — spiega — prese a deteriorarsi rapidamente dopo che tutta l’opposizione aveva capitolato.
Fu esattamente in questo periodo di “unità senza precedenti” che Stalin adottò la politica dei crimini di massa, che colpì il partito in modo tale che non si è ancora ripreso.
E l’opposizione stessa divide una buona parte di responsabilità.
La tragedia, per il partito, non fu soltanto che un uomo come Stalin guidasse il Comitato centrale negli anni venti, ma anche che l’opposizione fosse capeggiata da uomini quali Trockij, Zinovev e Bucharin, che non potevano offrire un’accettabile alternativa alla leadership staliniana».
Critiche di Medvedev a Stalin
L’atteggiamento di Medvedev è molto critico nei confronti di Stalin.
Egli lo accusa di rozzezza caratteriale e di incapacità nell’esecuzione delle procedure politiche ed economiche.
Me ne condivide le scelte economiche e politiche di fondo.
Delle quali, peraltro, assegna i meriti a Lenin.
«La collettivizzazione dell’agricoltura in Unione Sovietica — egli sostiene — segnò una rivoluzione di prima grandezza, in un momento di grave crisi politica ed economica, determinante per la vittoria del socialismo.
L’epoca della collettivizzazione abbonda di grandi risultati ottenuti da migliaia di membri del partito.
Per tale motivo, è ancor più amaro per uno storico dover ricordare che il cammino di questa rivoluzione, che in ogni caso sarebbe stato complesso e oltremodo difficile, venne reso estremamente arduo dalla leadership incompetente ed avventuristica di Stalin» .
Medvedev: Ipotesi e Fragilità
Procedendo nella sua «amara» ricerca, Medvedev formula varie ipotesi per spiegare e spiegarsi il perché del martirio di milioni di persone.
Ma, in virtù della sua onestà intellettuale, egli è consapevole della fragilità delle sue ipotesi.
Così, all’argomento che «i timori di Stalin, la paura di una qualche vendetta contro di lui, lo [avessero indotto] a commettere altri e altri delitti», egli stesso replica: «ma non ci è possibile attribuire l’ondata di repressione degli anni trenta soltanto alla morbosa diffidenza di Stalin.
Ogni despota è in preda al suo spettro, ma la diffidenza non spiega da sola il dispotismo».
E ancora: «Effettivamente — scrive — ci fu un fenomeno di degenerazione burocratica di molti dirigenti nel periodo post-rivoluzionario».
Ma subito dopo aggiunge: «Non era inevitabile che la degenerazione burocratica colpisse l’intero regime e il partito nel suo insieme».
Proseguendo in questa sofferta altalena di affermazioni e di confutazioni, Medvedev scrive:
«Siamo dunque giunti alla conclusione che ne gli intrighi dei collaboratori di Stalin, ne la sua sospettosissima natura svolsero il ruolo principale degli avvenimenti del 1936-39, anche se sarebbe sbagliato negare alcun significato a questi fattori messi insieme.
Quali, dunque, i motivi di base dei delitti staliniani? Il primo e il più importante di questi motivi fu, senza dubbio, la smisurata ambizione di Stalin».
Ma anche quest’affermazione non è conclusiva;
infatti, dopo qualche pagina, si legge:
«Non è tuttavia ancor detto che l’eccessiva ambizione di un capo debba automaticamente condurre alla repressione di massa dei suoi oppositori e rivali» .