sabato, Marzo 22, 2025

La Rivoluzione d’Ottobre e il Totalitarismo Sovietico nel XX Secolo

La rivoluzione d'Ottobre e il totalitarismo sovietico del XX secolo. Un dibattito acceso sui suoi effetti storici e politici.

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Visione di Medvedev su Stalinismo e Leninismo

I brani qui riportati sono .stati estratti dall’opera di Roy Medvedev nota con il titolo Lo stalinismo, che descrive con grande accuratezza storica l’ascesa di Stalin, ma non fornisce risposte convincenti al perché del «Grande Terrore».

Per tutta la sua ricerca l’autore formula e confuta ipotesi esplicative.

Il limite analitico, che non gli consente di produrre risposte definitive, sta nell’ostinazione a non mettere in discussione la figura di Lenin. Egli aderisce in modo dogmatico alla ricetta leniniana per la realizzazione della società socialista.

Medvedev ritiene che la struttura e il ruolo del partito debbano essere quelli codificati da Lenin. Approva ed esalta la scelta economica della collettivizzazione.

Condivide la scelta politica di accentrare tutti i poteri nelle mani dello Stato.

Una tale ipertrofìa ideologica non gli consente di vedere che in queste scelte strutturali — e non nell’incapacità dei successori di Lenin — sta la spiegazione del «Grande Terrore».

L’Inadeguatezza delle Ipotesi Esistenti

Tutte le ipotesi, fin qui esposte, per spiegare le cause del «Grande Terrore» — pur se diverse nella loro specificità — hanno, però, un denominatore comune.

In esse non sono presenti dubbi sulla validità e sulla bontà del sistema sociale generato dalla rivoluzione d’ottobre.

Nell’elaborazione delle ‘oro ipotesi gli autori, infatti, isolano il fenomeno del terrore come l’unico aspetto patologico e degenerativo di un sistema fondamentalmente sano e auspicabile.

Una tale spiegazione è ritenuta inaccettabile da L. Kola-kowski. Questi, nel terzo volume della sua monumentale opera Nascita, sviluppo, dissoluzione del marxismo, scrive:

«Se si ritiene — e questo è il tipico punto di vista dei comunisti — tale assassinio di massa come il vero punto “negativo” dello stalinismo, allora tutto lo stalinismo risulta una deprecabile casualità; questo modo di procedere sottintende che il sistema comunista funziona bene finché non assassina i propri quadri.

Questa tesi è difficilmente accettabile dallo storico […] i tratti fondamentali di questo sistema permangono indipendentemente dal fatto che, in un determinato anno, il numero degli assassinati si possa contare a milioni piuttosto che a decine di migliaia, che le torture siano di uso quotidiano anziché sporadico, o che le vittime siano soltanto contadini, operai e intellettuali piuttosto che burocrati del partito» .

La Valutazione di Kolakowski

La «degenerazione» del progetto leniniano o la «follia» di Stalin sono le ipotesi esplicative formulate dagli storici giustificazionisti per l’individuazione delle cause del «Grande Terrore».

In realtà queste ipotesi perseguono un doppio scopo: attribuendo la responsabilità degli atroci avvenimenti a un solo uomo, riaffermano la validità del sistema sociale creato da Lenin.

Inoltre, risulterebbero vere (ma in ogni caso non sufficienti per un giudizio di valore positivo sulla natura sociale del sistema sovietico) a una precisa condizione: la totale estraneità della teoria e della prassi bolscevica — prima del periodo staliniano — dalla legittimazione e dall’uso del terrore. Ma tale condizione non trova conferma.

Anzi, dal riesame delle dichiarazioni dei capi bolscevichi e degli avvenimenti che precedettero l’ascesa di Stalin, risultano evidenti la teorizzazione e l’impiego della tecnica del terrore.

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Ludovico Martello
Ludovico Martello
Saggista. Si è laureato in Sociologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autore di numerosi saggi sul processo di Modernizzazione. E' stato ricercatore a contratto presso la Luiss Guido Carli di Roma, ha insegnato Filosofia della politica, con contratto annuale, presso l'Università degli Studi del Sannio. Cofondatore dei magazine web "PoliticaMagazine.info” e "PoliticaMagazine.it”
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