Giù il velo dal tesoro del Vaticano

Receviamo e pubblichiamo l' articolo del prof. Massimo Teodori pubblicato da“L’Espresso”, 09 settembre 2011

109

A quanti hanno chiesto di chiarire di quanti e quali privilegi fiscali goda la Chiesa, il direttore dell’ “Avvenire” Marco Tarquinio ha risposto denunziando l’esistenza di una “campagna contro gli ecclesiastici” ad opera di “massoni e radicali” oltre che di non meglio identificati “poteri forti”. La teoria del complotto – si sa – è vecchia come la storia: vi ricorrono quanti vogliono sfuggire alla realtà, nascondendosi dietro la finta ingenuità o la pretestuosa furbizia.

Cerchiamo di ragionare senza pregiudizi sulle esenzioni fiscali della Chiesa (calcolate per Ici e Ires in circa 3 miliardi di euro l’anno), in parte legittime perché destinate al “culto”, e in parte dovute a capziose interpretazioni della norma concordataria. La questione dunque è verificare oggi se le voci esentasse siano davvero tutte per attività per la fede, o se invece si sia creata sotto l’etichetta religiosa una zona ambigua di profittevole commercio. E’ opportuno ricordare anche che la Cei riscuoteva in origine per l’8×1000 (introdotto dal Concordato del 1984) circa 200-250 milioni di euro l’anno, mentre oggi incassa cinque volte tanto, oltre un miliardo. La legge prevede che per questo contributo dello Stato si proceda ogni triennio alla revisione dell’aliquota, ma al momento sembra che tutto resti immobile sotto un discreto velo di silenzio: anzi alla Chiesa viene pure elargita una parte dell’8×1000 destinato allo Stato.

Come si può allora denunciare un “complotto dei soliti massoni e radicali”, sol perché si chiede al Vaticano la verità sulla legittimità dei soldi che tutti noi, credenti e non, gli versiamo? Il presidente della Cei, cardinal Bagnasco, ha bacchettato gli italiani per l’evasione fiscale. Bene!… Ma ancora ha un senso definire un “attacco anticlericale” la sollecitazione alla gerarchia ecclesiastica a fare la propria parte nei comuni sacrifici degli italiani? Alcuni zelanti politici si sono sbracciati in difesa dei privilegi della Chiesa: per il segretario del Pdl Alfano “nulla cambierà rispetto alla necessità di una fiscalità favorevole per i beni e le opere di matrice cattolica”; per l’Udc Casini “non si può fare la contabilità con i beni della Chiesa senza tenere conto che è di grande aiuto ai bisognosi”, e per il Pd Fioroni “con il riaffiorare di steccati e pregiudizi … i poteri forti vogliono rimuovere una presenza considerata del passato”. Per non parlare delle umoristiche dichiarazioni di alcuni integralisti ex-laici: iI ministro Sacconi parla di un attacco dovuto “alle peggiori culture secolarista degli anni ‘70”, e una sottosegretaria vaneggia sul denaro giustamente versato alla Chiesa, dato che “la nascita dello Stato unitario si basò su un atto unilaterale (sic!) di esproprio dei beni ecclesiastici”.

Leggi anche:  Onorevoli Capponi

La legge dovrebbe essere rispettata da tutti, laici e clericali, credenti e non credenti. Vorrei perciò lanciare una proposta rivolta alla coscienza dei vescovi italiani chiedendo loro di pubblicare l’elenco completo delle attività con esenzioni fiscale, e di esplicitare la destinazione dei miliardi dell’8×1000, previsti al posto della vecchia congrua. Si stima che in Italia gli immobili della Chiesa siano più di 100.000, le scuole cattoliche circa 9000, le cliniche 4712, gli ospedali centinaia, e che il solo patrimonio di Propaganda Fide a Roma ammonti a 9 miliardi di euro. Non so se queste cifre siano totalmente o parzialmente veritiere; ma certo è che sarebbe moralmente apprezzabile, oltre che opportuno, se la Chiesa facesse direttamente conoscere quel che attiene alla “fede”, e quel che, invece, ingrossa il portafoglio, pur se “a fin di bene”. A proposito della povertà della Chiesa, sono curioso di conoscere anche se il Vaticano ha cancellato la vergogna dell’IOR, banca estranea a tutti i controlli nazionali e internazionali. Uno status che gli ha permesso di manovrare all’ombra di San Pietro i miliardi sporchi della mafia di Ciancimino, delle macrotangenti affluite alla Jamas Foundation di Luigi Bisignani, ed altri oscuri affari della Fondazione cardinal Spelmann intestata a Giulio Andreotti.

Massimo Teodori