All’ingresso del piccolo cimitero, collocato a pochi passi fuori dalle mura della Medina di Hammamet, ci accoglie un uomo smilzo dai modi gentili ma non servili. Gli basta un attimo per incrociare i nostri sguardi impacciati e capire.

<< Siete italiani, –  dice sorridendoci – venite vi accompagno alla tomba di Craxi>>.

In silenzio lo seguiamo. Pochi metri a destra, poi a sinistra. All’improvviso, dal verde della vegetazione compare il bianco marmoreo, candido e levigato del sepolcro. Sulla lapide verticale i dati anagrafici. Più in basso, in orizzontale, sulle pagine di un libro, fatto di dura pietra, leggiamo, incisa indelebile, la frase : <<La mia vita equivale alla mia libertà>>.

Il marmo riflette la luce del sole. Dietro agli occhi socchiusi, precipitati nel silenzio, la memoria proietta immagini televisive, fotografie, ritagli di giornali, ricordi di incontri anonimi e fugaci fra la folla vociante dei convegni e dei Congressi del Partito. Siamo stati con te dalla “ Svolta del Midas “ all’uscita coraggiosa ed incosciente dal Raphael. E’ trascorsa una vita. Forse, solamente un frammento di tempo nella parabola storica del Socialismo.

La morte non ci assolve dalle nostre responsabilità politiche, ma ci conforta la certezza che, nonostante le nostre colpe, noi, socialisti liberali siamo sempre stati dalla parte giusta. Dalla parte del rispetto dell’altro. Dalla parte di chi lotta per il riscatto degli umili. Dalla parte dell’amore per l’umanità. Dalla parte di chi combatte contro ogni forma di dogmatismo totalitario ed omicida. Dalla parte delle vittime e mai nei panni dei carnefici.

<< Sapete, non solo adesso che è il primo dell’anno, ma  ogni giorno vengono decine di visitatori a rendergli omaggio.>>. La voce rauca del custode interrompe il flusso dei ricordi.

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Lentamente, si avvicina ad un grosso quaderno, sfoglia –  con cura, a ritroso nel tempo, attento a non sgualcirle –  le pagine e pagine di dediche o di sole firme, poi si ferma e, fiero, esclama: <<qualche giorno fà è stata qui stefania>>. Ci mostra il messaggio che ha lasciato. Lo leggiamo: << Ciao papà!>>.

Apponiamo le nostre firme su una pagina ancora bianca. Nessuna dedica. Ci allontaniamo verso l’uscita. Improvvisamente mia moglie torna sui suoi passi. Si china e depone il suo rosario su quella rosa del deserto che, posta alla base del mausoleo, guarda verso l’Italia.

Ludovico Martello