La manovra finanziaria varata dall’Esecutivo di centrodestra, quello che non doveva mettere le mani nelle tasche dei cittadini e contribuenti italiani, probabilmente sarà un toccasana per il bilancio pubblico dello Stato. Prima doveva avere un saldo pari a zero euro, poi di qualche milione, ora di quasi ottanta milioni di Euro. Non siamo in grado di dire con certezza se verrà raggiunto il pareggio dei conti nel 2014, così come nei programmi e nei richiami dell’Unione Europea. Certamente manca, a detta anche degli addetti ai lavori, un vera e propria riforma liberale, perché di liberale, questa manovra, ha veramente poco o nulla. Piuttosto, comporta una vera e propria miccia al sistema economico, che cerca timidamente di uscire da una lunga e profonda recessione. Cerca. Perché la fine del tunnel forse è ancora lontana, dato che ora sono i conti pubblici degli Stati Uniti ad essere passati sotto la lente d’ingrandimento delle agenzia di rating internazionali. E se si dovesse fermare l’America, si ritorna indietro, e non possiamo dire di quanti anni!!!

Inutile nascondersi o far finta che la crisi sia passata. L’Europa non cresce bene a causa dei deficit eccessivi di Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda; l’Italia cresce male, o forse non cresce affatto: eppure avremmo dovuto superare la crisi senza troppi sacrifici! Soprattutto questo governo ha perso la bussola dei principi liberali, non è più in grado di coniugare quelle misure economiche di risanamento delle finanze pubbliche, con l’attuale situazione dello stato sociale. Tagliare le detrazioni fiscali per tutti indistintamente, per tutte le famiglie italiane, vuol dire mettere in seria difficoltà lo stato sociale, l’istruzione, la sanità, i mutui sull’abitazione principale, le stessa fondamenta della famiglia con le sue agevolazioni. Per una famiglia di reddito medio-bassa sono piccoli numeri, ma indispensabili per vivere con dignità.

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È mancato il coraggio di toccare lo stato sociale del ceto alto in maniera decisiva, rivedendo drasticamente i costi della politica, ma lo hanno avuto nei confronti di chi non rappresenta il potere forte, e forse, oggi, non vuole nemmeno guardarlo in faccia. “Gli italiani sono abituati ai sacrifici”, per questo continuano a succhiarci il sangue, come faceva il Ministro Visco, soprannominato il “Conte Dracula”. Manca la visione sociale nella manovra, mancano le riforme economiche strutturali, le liberalizzazioni, innestare quel processo che porti il sistema produttivo verso la vera e libera concorrenza. Si tassa sempre il lavoro, si cerca di non far crescere ciò di cui veramente il Paese ha bisogno, mentre le rendite finanziarie continuano a fuggire da ogni vera riforma liberale. Investire oggi in Italia è veramente un problema serio e domani potrebbe diventare impossibile, con una tassazione vicina al 50% del prodotto. Ritornano le parole di G. Palmieri, di Martignano: “bisogna contentarsi di un dato, in cui convengono gli scrittori di economia politica, qual è che il tributo non debba oltrepassare i tre decimi del prodotto”(Riflessioni sulla pubblica felicità relativamente al Regno di Napoli, 1783).

Se proviamo a restringere lo sguardo, la situazione, forse, è pure peggiore. La Regione Puglia ha recentemente aumentato la tassazione fiscale, l’addizionale regionale all’Irpef, per pagare i lauti compensi dei nostri rappresentanti politici, che oggi battono cassa, mentre la Provincia di Lecce mette le mani sulle addizionali provinciali sulle Rc auto, date le magre casse che si ritrova: il responsabile è il passato, ma nessuno mai ha fatto opposizione contro quelle scellerate politiche. Tutti hanno tratto benefici!

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Domani toccherà ai Comuni, che avranno via libera, grazie alle disposizioni sul federalismo fiscale, mettendo le mani nelle tasche dei poveri malcapitati, che hanno deciso di mai intraprendere carriere politiche di questo tipo.

Ma noi, siamo abituati ai sacrifici! Dai, svenateci pure!

Tommaso Manzillo