Critica al costituzionalismo universale
Il confronto prosegue, come abbiamo anticipato, nei Frammenti di lettere dirette a Vincenzo Russo. Questi, su richiesta di Mario Pagano, aveva fatto pervenire all’amico molisano una copia del Progetto della costituzione napolitana, invitandolo a darne un giudizio54. Cuoco, sebbene non sia insensibile ai profili ideali del diritto, resta molto attento ai profili reali e positivi del diritto. Quindi, analizza il progetto costituzionale con i canoni scientifici della fattibilità e della corrispondenza con la realtà, <<perciò – come suggerisce, in proposito, Cosimo Campanelli – sembra possa dirsi che “la filosofia delle leggi” cuochiana sia, in egual misura, “filosofia” e “scienza” del diritto>>.55 A questo punto, per meglio comprendere il contenuto dei Frammenti, è necessario illustrare la filosofia delle leggi cuochiana. E lo faremo seguendo il percorso esplicativo tracciato da Cosimo Campanelli. Un autore poco citato, eppure egli risulta, forse, l’interprete più fedele dell’opera cuochiana. Campanelli tiene in alta considerazione la volontà dello studioso molisano, e ne onora la memoria, presentando Cuoco per quello che egli intendeva essere: uno scienziato della politica. Campanelli non assegna arbitrariamente al Cuoco una fede politica, né lo iscrive d’ufficio ad un partito politico e – cosa ancora più rara fra gli interpreti del lascito cuochiano – non lo biasima per essere stato un ricercatore della verità e non un fideistico militante.
L’epistemologia del diritto cuochiana muove i primi passi seguendo l’insegnamento di Giambattista Vico. Chi, per primo, osserva Cuoco: << vide che tutte le leggi dovevano avere una ragione, e che questa ragione dovea star riposta nell’ordine generale delle cose>> fu Vico, il quale << fondò realmente una scienza nuova>>.56 La scienza – egli precisa – che << non corrisponde al fatto, per Vico, è chimerica: nella sua filosofia il vero è quello che esiste.>>.57Quindi, la scienza giuridica deve muovere << dall’analisi della società umana e di tutte le parti che la compongono>> e deve tener conto dei mutamenti che continuamente ridisegnano i bisogni e le forze degli uomini per soddisfarli. Cuoco non ritiene che si possano dedurre da un ipotetico stato di natura i diritti ed i doveri dell’uomo perché << l’uomo sociale è un uomo essenzialmente diverso dall’uomo della natura, se è vero che l’identità morale dell’uomo non è che l’identità delle sue sensazioni e delle sue idee>>.58 Cuoco, per primo, individua il nesso sociologico causale fra il mutamento sociale e processo genetico di nuovi bisogni, ed affida alla scienza giuridica il compito di elaborare le norme per regolamentare i nuovi rapporti sociali che si determinano. Quindi ne deriva che << per quanto le leggi sieno prudentemente stabilite, han sempre bisogno di uno il quale le sappia adattare ai casi previsti ed estendere ai non previsti>>, questo si può fare << sia adattando con temperanti interpretazioni le leggi antiche ai costumi moderni, sia preparando dolcemente la via alle leggi nuove>>, evitando, così, due gravi pericoli ai popoli: << l’intolleranza delle leggi antiche e la soverchia facilità di farne delle nuove>>.59 Cuoco, risulta evidente, rigetta l’apriorismo60 giurisprudenziale illuministico e ritiene che non esistano leggi eterne ed immutabili valide per sempre e per tutti gli uomini. La scienza, anche quella giuridica, deve tener conto dei fatti. << I fatti – conclude Cuoco – sono e saranno eternamente la base della nostra ragione>>.61 Questo è il freddo approccio epistemologico, privo di afflato ideologico, con il quale Cuoco analizza il progetto della costituzione napolitana. Egli, letteralmente posseduto dalla weberiana etica della responsabilità, valuta la formulazione delle leggi alla luce delle conseguenze che esse produrranno, una volta applicate, nel rapporto fra governati e fra questi ed i governanti, ai fini di stabilire una convivenza sociale che sia esente da ogni forma di sopruso e di dispotismo. Soprattutto dal dispotismo della libertà! Risulta, quindi, infondato, oltre che ingiusto, collocare Cuoco fra i sostenitori dell’antico regime come sostiene Vincenzo Ferrone. Questi, animato dall’etica della convinzione e da una visione manichea degli avvenimenti storici, iscrive Cuoco al partito dei conservatori. Egli sostiene che: << il nucleo fondamentale>> delle idee di Cuoco << affondava le radici nella cultura del cosiddetto costituzionalismo d’ antico regime, rivisitato e reinterpretato alla luce delle rivoluzioni americana e francese>>. Egli contesta il giudizio espresso da Cuoco nei confronti dell’opera di Rousseau. Il pensatore molisano – secondo Ferrone – è colpevole per aver giudicato << quanto mai assurde e pericolose>> le << celebri pagine del Contratto sociale sulla figura del legislatore>> definito da Rousseau << uomo straordinario>>.62 In sostanza: Ferrone accusa Cuoco di aver rigettato il teleologico dover essere rousseauiano. Ma per questo rifiuto andrebbero formulati elogi per il pensatore molisano! Questi aveva capito che proprio quelle idee avevano contribuito a produrre il Terrore giacobino. Tanto più apprezzabile il lascito analitico cuochiano da noi, oggi, davanti alle dure repliche della storia: ora sappiamo che proprio la sostanza di quelle idee assorbita e rielaborata dal marxismo ha generato l’utopia omicida del totalitarismo comunista nel XX secolo. Quelle stesse dure repliche che sembrano non avere scosso le convinzioni di Ferrone né modificato il suo giudizio sull’autore del Saggio quando ribadisce: << Fingendo di dimenticare le peculiarità di matrice giusnaturalistica del pensiero costituzionale napoletano, (…), e il carattere cosmopolita del patriottismo repubblicano di fine secolo elaborato dagli illuministi, Cuoco accusava apertamente Pagano di aver fatto una costituzione troppo francese e troppo poco napoletana, di aver costruito un testo sbagliato, astratto, profondamente estraneo alla storia e allo spirito pubblico del popolo meridionale. Un testo specchio e conferma ulteriore degli errori commessi durante i tragici cinque mesi della repubblica. Oggi – egli conclude – sappiamo che quelle di Cuoco erano accuse per lo più ingenerose, mistificanti, impastate di larghe e maliziose concessioni alla propaganda politica del momento >>.63 Eppure, nonostante queste gravissime affermazioni, le dure repliche della storia qualche lacerazione nella trama del pensiero di Ferrone devono averla provocata, se, appena dopo, nella pagina successiva del suo scritto afferma: << E tuttavia, la forza e il fascino dei Frammenti, al di là delle mistificazioni propagandistiche, stavano soprattutto nel loro organico proporsi come radicale alternativa al costituzionalismo degli illuministi. Rispetto ai temi cruciali della sovranità e della rappresentanza, Cuoco mostrava per intero l’efficacia della sua filosofia costituzionale fondata sul primato della storia e del realistico rispetto dell’essere politico di un popolo nei confronti del razionalistico dover essere degli illuministi, fornendo concrete soluzioni sul campo.>>.64 Al di là delle mistificazioni propagandistiche non possiamo non condividere questa efficace sintesi del costituzionalismo cuochiano proposta da Ferrone!