Forme di governo e sovranità popolare
Rileggiamo, ora, attraverso l’esposizione dei brani più salienti dei Frammenti, le obiezioni formulate dall’autore del Saggio. Prima di esprimere un giudizio sul modello istituzionale disegnato dalla Carta costituzionale, elaborata da Pagano, Cuoco disapprova il metodo con il quale essa è stata elaborata ed imposta. << Io – egli avverte, con tono di premessa, al fraterno amico Russo – non ispero molto da quelle costituzioni che la forza ha dettate. Che questa forza sia quella di un conquistatore, il quale dispone di centomila baionette, o di un’assemblea di filosofi, i quali coll’aiuto di una favorevole prevenzione strappano al popolo un consenso che non intende, importa poco: nel primo caso si fa violenza alla volontà, nel secondo all’intelletto.>>.65 Egli ritiene che le costituzioni per essere durevoli e condivise debbano sapere interpretare i bisogni reali del popolo: << le costituzioni durevoli – egli precisa – sono quelle che un popolo si forma da sé. “Ma questo popolo” tu dirai “ non parla”. E’ vero; ma mentre egli tace, tutto parla per lui: per lui parlano le sue idee, i suoi pregiudizi, i suoi costumi, i bisogni suoi.>>.66 Ed a questi bisogni, e non altri le costituzioni devono dare risposte. << Ma perché mai – egli chiede – si è mosso un popolo a fare la rivoluzione ? Ebbene, – egli afferma – l’oggetto per cui il popolo si è mosso dev’essere il solo riformato: se vuoi toccare il resto, offenderai il popolo inutilmente. >>.67 Le costituzioni non devono elaborare ulteriori risposte ipotecando un ineludibile futuro inscritto in un necessariodover-essere. Un futuro, teleologicamente orientato verso la realizzazione di un Nuovo Mondo governato dal Bene, popolato da uomini esenti da ogni imperfezione. << Le costituzioni sono simili alle vesti >>68, e devono essere cucite per gli uomini quali essi sono: in carne ed ossa: << le costituzioni – egli sostiene con inesorabile consapevolezza – si debbono fare per gli uomini quali sono e quali eternamente saranno, pieni di vizi, pieni di errori >>.69 Del resto, conclude Cuoco: << Il volere immaginare una costituzione, la quale debba servire agli uomini savi, è lo stesso che voler immaginare una costituzione per coloro che non ne hanno bisogno, e non darla intanto a coloro che ne abbisognano.>>.70
Dalla critica del metodo di elaborazione, Cuoco procede al giudizio sul modello del progetto costituzionale in esame. Il giudizio, espresso nei Frammenti, è estremamente negativo. La posizione assunta da Cuoco è descritta in maniera chiara e sintetica da Ferrone, questi, pur se severo critico dell’atteggiamento politico dell’autore del Saggio, non può fare a meno di lodarne l’approccio teorico. << Nel suo progetto costituzionale, – egli spiega – Pagano aveva riproposto per intero proprio quella stessa forma di Stato accentratore che era servita ad Acton per disarticolare i poteri locali, mentre questa volta, in regime repubblicano, sarebbe dovuta servire per democratizzare la periferia. Quel progetto, che coniugava democrazia rappresentativa e una forma di statualità così simile all’assolutismo, metteva tuttavia definitivamente in luce – a parere di un ampio settore del moderatismo patriottico – i vincoli autoritari e gli intenti pedagogici di una filosofia costituzionale che non si limitava a garantire la libertà degli individui, ma aspirava a guidare dell’alto un processo emancipatorio dalle finalità eversive dell’antico regime. Cuoco – conclude Ferrone – diede voce a quanti rifiutavano di accettare un simile modo di pensare alla costituzione.>>.71 Quindi, con mirabile e condivisibile sintesi, egli riferisce la soluzione proposta nei Frammenti. I compiti della costituzione << dovevano essere quelli di rispecchiare l’ordine naturale degli equilibri sociali storicamente raggiunti, e garantire la libertà intesa come accordo tra la volontà particolare del singolo individuo e quella volontà generale espressa sotto forma di legge della nazione.>>.72
La transizione da una forma di governo ad un’altra, avverte Cuoco, deve essere eseguita rispettando le radici profonde della cultura di una nazione :<< non vi è nazione – egli nota – quanto si voglia corrotta e misera, la quale non abbia de’ costumi, che convien osservare; (…). Quanto più pesante sarà la schiavitù di un popolo, – egli spiega – tanto più questi avanzi degli altri tempi gli saran cari ; perché non mai tanto, quanto tra le avversità, ci son care le memorie dei tempi felici. Quanto più il governo che voi distruggete è stato barbaro, tanto più numerosi avanzi voi rinvenirete di antichi costumi; perché il governo, urtando troppo violentemente contro il popolo, l’ha quasi costretto a trincerarsi tra le sue antiche istituzioni, né ha rinvenuto nei nuovi avvenimenti ragione di seguirli e di abbandonare ed obliare gli antichi,>>.73 I retaggi del passato, avverte Cuoco, << sono preziosi per un legislatore saggio, e debbono formar la base dei suoi ordini nuovi. >>74. Essi devono costituire le basi del consenso verso le nuove istituzioni, in quanto << noi non possiamo più far parlare gli dèi come i legislatori antichi >>,75 che trovavano nel sacro le fonti della legittimità. Nel traghettare il popolo dal sistema monarchico a quello repubblicano è necessario preservarne i tratti caratterizzanti la memoria storica, altrimenti le masse replicheranno: << voi ci volete democratici – scrive l’autore dei Frammenti conferendo, con artificio retorico, la parola ai governati – e noi vogliamo esserlo; noi siamo però anche virtuosi, perché abbiamo una costituzione e l’amiamo. Ma voi ce ne volete dare un’altra che non possiamo amare, e noi non saremo più né liberi né buoni: poiché la libertà non consiste già nell’avere un costituzione anziché un’altre, ma bensì nell’avere quella che il popolo vuole; e la virtù non è che l’amore di quella costituzione che si ha.>>.76