Il fine o la fine di Fini?

Ovvero: Fini non sempre giustifica i mezzi

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Con uno scontato ma efficace gioco di parole possiamo chiederci: << Qual è il fine che persegue Gianfranco Fini?>>. Veramente – come ha tuonato Bossi – il presidente della Camera ha deciso il proprio suicidio politico? Certo è che in un colpo solo è riuscito ad inimicarsi i leghisti, i forzisti e le gerarchie ecclesiastiche, ed, in dulcis fundo, ad essere abbandonato dai suoi ex colonnelli. Sabato, in prima pagina, il Giornale, ovviamente all’insaputa del “proprietario”, e per bocca dell’istintivo e disinteressato Gasparri, titolava: << Fini sbaglia quasi tutto>>. Stesso giorno, stesso giornale, stessa pagina, in un caustico editoriale, Marcello Veneziani recitava il definitivo de profundis politico per l’irriconoscente pupillo di Almirante che non dovrebbe mai stancarsi di ringraziare Berlusconi per averlo salvato dalla Caienna dell’eterna opposizione e condotto ai vertici istituzionali del Paese.

    Linguaggio violento quello di Veneziani! Ma  che, descrivendo i fatti nella loro nuda realtà, suscita una ulteriore domanda: << Perché Fini ha deciso di rinunciare alla primogenitura, al delfinato, all’annunciata successione al Capo?>>. Ripensando all’ingenuità del biblico Giosuè, viene da chiedersi in che cosa consisterà il piatto di lenticchie … chi glielo offrirà …, ma poi c’è veramente questo piatto di lenticchie?  Certo non potranno rappresentare un sufficiente compenso i velenosi plausi che giungono, letali come un morso di serpente, dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori. Né possono costituire un compenso la calorosa accoglienza di Casini che, a Chianciano, alla assemblea dell’ UDC, ha presentato, alla folla osannante, Fini come il suo probabile vice alla leadership del costituendo Grande Centro. Ancora vice? Non è possibile! Povero Fini.

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   Del resto questo ipotetico Grande Centro nasce, ovviamente per ridimensionare Berlusconi, per instaurare una diversa  politica dell’ accoglienza dei migranti, ma soprattutto per affermare gli irrinunciabili dogmi di un certo cattolicesimo in materia bioetica. E, proprio sulle questioni bioetiche, dopo le recenti affermazioni, certo Fini non ha suscitato il plauso delle gerarchie ecclesiastiche. Per suscitare gli entusiasmi dei vescovi, nel Grande Centro, sarebbe certamente più utile Rutelli.

   E allora? Quale è il fine di Fini? Qual è il fine di Fini che può giustificare i mezzi utilizzati? Una ipotesi: forse si candida a fare, da grande, il Presidente della Repubblica? Per questa carica, pare, che non siano previsti i vice. Finalmente!

Ludovico Martello