L’Italia ai tempi del bunga bunga

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Inutile nascondercelo, la scena politica italiana è dominata ormai da mesi dal fenomeno del bunga bunga (che però, per paradosso, di politico non ha un bel niente…). Non c’è giornale che non riporti intercettazioni e scoop, non c’è rotocalco televisivo che non ci propini la nostra razione quotidiana di bunga bunga news. E allora, non potendo turarsi le orecchie né chiudere gli occhi di fronte a questo ciarpame svisceratoci con tanta scrupolosa minuzia dai media (così tanta da far sospettare che dietro alle crociate moraliste si nasconda un pericoloso voyeurismo…), bisogna pur fare i conti con quest’altra brutta storia italiana. Credo che nell’analizzare il caso del momento sia necessario distinguere due piani: uno formale ed uno sostanziale. Sotto il primo aspetto, mi viene il dubbio che l’uso smodato di intercettazioni sia un dato assolutamente preoccupante perché mette in piazza vizi assolutamente privati dell’indagato, perlopiù irrilevanti sul piano penale ma perfetti per esporlo alla gogna mediatica ed al disprezzo dell’opinione pubblica. Le modalità attraverso le quali la Procura di Milano ha voluto rendere note circa 700 pagine di conversazioni e sms mi sembrano alquanto sospette di facile giustizialismo: insomma, non possiamo certo pensare che inviare tutto alle Camere giusto per poter rendere pubbliche le magagne private di Berlusconi e darle in pasto ai giornali sia un metodo liberale e garantista compatibile con la nostra concezione di Stato e di Giustizia. A dispetto della presunzione di non colpevolezza, ormai i processi vengono celebrati ex ante su quotidiani e televisioni e nulla più interessa se l’esito del giudizio sia poi effettivamente negativo per l’indagato. I tempi dei processi sono generalmente lunghi, e nel frattempo ci pensano i giornalisti ad emettere sentenza più o meno irrevocabile. Inorridisco a pensare che tutto questo sia normalità e per questo penso che una legge che permetta le intercettazioni ma ne regoli severamente la diffusione (punendo con durezza le fughe di notizie e la pubblicazione di fatti irrilevanti) sia ormai necessaria. Ormai in Italia non esiste più uno scandalo che non nasca dalle intercettazioni, da Calciopoli a Vallettopoli e questo lascia capire come il problema non riguardi solo Silvio Berlusconi, ma un po’ tutti. Il problema non è il mezzo di indagine in sé, ma l’uso forcaiolo che se ne fa… Quante di quelle 700 pagine riguardano effettivamente Ruby e le telefonate in Questura (e dunque i due reati di prostituzione minorile e concussione)? Molte, molte meno di quelle che abbiamo letto… Perché, in fondo, organizzare un festino con prostitute in casa propria non è morale, ma non è neanche reato. Per cui mi chiedo a cosa sia servito comunicare alle Camere anche le vicende di tutte le altre ragazze maggiorenni che frequentavano le squallide notti di Arcore. Sul piano formale, allora, i mezzi cattocomunisti adoperati dai pm milanesi sono inaccettabili ed aprono la strada ad un meccanismo perverso di cui potrebbe diventare vittima chiunque, perché aldilà dei reati chiunque ha un suo piccolo peccato: e i peccati li giudica Dio, non un tribunale. Passando al piano sostanziale, ciò che comunque è emerso dalle indagini sui festini del premier non può che preoccupare. Per quanto si voglia essere garantisti sul piano penale, e quindi criticare i metodi giustizialisti adoperati, non possiamo certo esimerci a questo punto da una riflessione nel merito degli avvenimenti. Una volta che gli inquirenti ci hanno messo davanti ben 700 pagine di intercettazioni non possiamo infatti far finta di non sapere. Senza dunque emettere condanne in merito ai due reati, non possiamo certo negare che il comportamento di Berlusconi sia politicamente inopportuno per due ragioni che pesano come macigni: la prima è legata alla ricattabilità del Presidente del Consiglio, che sembra una parola vuota ma che in realtà è già una spada di Damocle che pende sulla sua testa. Nel giro di Mora, Corona & C. il ricatto da paparazzo è pane quotidiano; le signorine di cui si circonda il premier non sono tutte certamente affidabili, ed infatti emerge dalle telefonate un continuo richiedere con insistenza, ed anzi a volte con prepotenza. Lo chiamano vecchio, culo flaccido e via dicendo: a ben vedere, sembra che la parte debole in fondo sia lui, non le escort che lo circondano. A dirci la verità, se Silvio Berlusconi non fosse stato il più potente uomo d’affari italiano, i suoi figli avrebbero probabilmente già richiesto l’interdizione. Un settantacinquenne che dilapida milioni di euro all’anno con queste signorine viziate e insaziabili di regali verrebbe da tutti giudicato un insanabile prodigo, ed i figli sarebbero i primi a preoccuparsene. Ora però, siccome il nostro protagonista dispone di un impero economico immenso (e quindi che saranno mai un paio di milioni l’anno?) ed è per giunta primo ministro, sarebbe sicuramente inopportuno procedere sulla normale via dell’interdizione… Immaginate che polemiche roventi ne scaturirebbero? Lui stesso parlerebbe di complotto e parricidio! Ciò non toglie che, a voler leggere seriamente le intercettazioni, Berlusconi non ci sembra né un reo né un peccatore, ma una persona che ha perso qualunque freno inibitorio e soprattutto qualsiasi capacità di giudizio. Si è messo in una situazione più grande di lui, circondandosi di due pessimi ma furbi consiglieri che sono i primi a godere delle sue generose elargizioni, avendo capito come guadagnarsene i favori. Fede e Mora stanno pagando i propri debiti coi soldi di Berlusconi: su questo non ci sono dubbi. Carta canta! E le stesse ragazze (abbandoniamo per una volta la solita ottica femminista!) non sono poi tanto deboli, ma conducono una vita agiatissima sfruttando il proprio corpo e magari guadagnandosi anche una “meritata” candidatura. Siccome poi a pagare i dorati stipendi di queste “politiche” siamo noi italiani, allora è bene tener presente la gravità di questa imbarazzante vicenda che inevitabilmente rischia di avere ripercussioni anche sul piano pubblico. Tuttavia mi sembra che non esista una legge che punisca la compravendita di candidature tramite compenso in natura, per cui il problema si sposta inevitabilmente sul sistema elettorale fatto di listini bloccati e nomine dall’alto. Elezioni semi-plebiscitarie, una cosa assai poco democratica… La seconda ragione che mi porta a parlare di inopportunità politica del comportamento del Premier sta nel fatto che la sua condotta finisce per dare un pessimo esempio al Paese, ad una Paese che ha nella famiglia (Art. 29 della Costituzione) un fondamento sociale importante. La famiglia “società naturale fondata sul matrimonio” è già in crisi da tempo, e con essa tanta parte dei rapporti di solidarietà che hanno sempre caratterizzato il tessuto sociale italiano. Qui però non servono le 700 pagine per esprimere un parere su Berlusconi: quelle intercettazioni sono superflue perché, come abbiamo detto in principio, ciò che uno fa privatamente in campo sessuale non dev’essere giudicato dallo Stato. Ciò che proprio non può essere accettato non è il bunga bunga di Arcore 2011 (che resta una questione propria di Silvio Berlusconi…), ma piuttosto quel bunga bunga televisivo che si perpetua su Canale 5 sin dagli Anni ’80 ed entra massicciamente nelle case degli Italiani deformandone valori, tradizioni, costumi. Trent’anni che hanno deformato l’Italia, rendendoci il paese in cui la massima aspirazione della maggior parte dei giovani è diventare tronista o velina. Altro che merito, altro che studio (due ulteriori istanze costituzionalmente meritevoli)! Questo sì che è un fatto pubblico, che deve interessarci e preoccuparci. Dalla nascita della televisione commerciale molto è cambiato nella società italiana: forse non ce ne siamo accorti, perché gli intellettuali hanno snobbato la forza conformatrice e massificante del tubo catodico, ma ormai l’orizzonte medio dell’italiano è tutto un bunga bunga voyeuristico e plastificato. L’Italia del bunga bunga è la stessa delle ragazze chiuse sotto un tavolo trasparente (“Libero”), del “Grande Fratello”, de “La Pupa e il Secchione”, di “Uomini e Donne”, di “Facebook” e del piattume intellettuale dominante. La Rai e la sua “Isola dei Famosi” (dove guardacaso spopolano le frequentatrici abituali di Arcore) ormai non è da meno… Genitori che incitano le figlie a “darla” per arrivare al successo. Sessualità esplicita a buon mercato in qualunque contesto. Un unico modello di successo: donne, soldi, potere. Questo sì che non è un fatto privato: il livello culturale è basso ed i gusti degli Italiani mediocri. C’è chi critica e chi approva, ma in fondo l’omologazione televisiva non fa sconti e (quasi) tutti guardano dal buco della serratura sperando di essere un giorno parte del grande gioco del bunga bunga.

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Gustavo Adolfo Nobile Mattei