Se un capo di stato  o un capo  di governo, o un qualunque leader politico esercitasse una sorta di diritto ad una terapia anti Covid-19 più efficace di  quella riservata ai comuni mortali allora sarebbe evidente la pratica di un insano privilegio.

Un atto che la nostra atavica  natura ferina non potrebbe giustificare. Infatti: nel profondo della nostra umana natura, il capo del branco resta tale se affronta il pericolo alla testa della collettività verso la quale si è assunto il dovere di guidarla e proteggerla.

Nel passato più antico della nostra storia, ricorrere a speciali protezioni equivaleva, per un capo, ad una manifestazione di diserzione dal proprio ruolo, un comportamento questo che infondeva panico e disorientamento tra i sudditi. Circa 2.500 anni fa, Leonida combatteva e moriva alla testa dei suoi duecentonovantanove spartani rifiutando l’ausilio di privilegi che gli avrebbero consentito di mettersi in salvo.

Certo! Nei secoli, ci siamo evoluti. Non siamo dei guerrieri feroci, ed il sacrificio della vita, il comportamento di esemplare coraggio non è una qualità richiesta ai nostri leaders politici. Giusto! Di questi tempi i leaders sono ancora portatori di esemplari valori ma di valori moderni quali la tolleranza, la disponibilità al  confronto con gli avversari politici, considerati non più nemici.

Molti degli attuali governanti si dichiarano sostenitori di principi di sostanziale uguaglianza con i governati. Infatti : nelle nostre moderne culture politiche, molti dei leaders amano presentarsi come un uomo qualunque!

Un uomo simile a molti di noi, comuni mortali, con le nostre stesse debolezze, fra le quali: avidità insaziabile, incontinenza sessuale, ed anche  una certa dose di ignoranza non guasta. Anzi, alcuni ritengono che l’esibizione di ignoranza possa facilitare l’identificazione dei governati nei confronti dei governanti, possa incrementare la popolarità del leader-uomo qualunque e produrre consenso. Ma se di fronte ad una pestilenza che minacci l’intera comunità, anche questi “nobili” atteggiamenti egualitari venissero disattesi e violati per garantire ai leaders, di ogni ordine e grado, un trattamento privilegiato e si affermasse, così, il principio che  le terapie, durante una pandemia mortale, possano variare da uomo ad uomo  a seconda del ruolo che i singoli attori sociali occupano nella gerarchia sociale, allora ciò significherebbe che viviamo in un mondo ingiusto!  Significherebbe che siamo governati da leaders che richiedono cure speciali in quanto deboli e fragili come e più di noi gente comune, ma che, nonostante questa loro umana  inadeguatezza alla leadership, aspirano ad un privilegio riservato agli antichi Dei: il diritto all’immortalità. O almeno a qualche anno in più di vita.

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Ma qualche anno in più di vita è sempre un privilegio?

Ludovico Martello

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