Il Presidente della Repubblica islamica dell’Afghanistan, Ashafri Ghani, è fuggito per evitare – a suo dire – una guerra civile. I taliban così sono potuti ritornare a Kabul passando dalla porta principale, risalendo il Paese dal Sud rurale e contadino dove hanno atteso il momento propizio per la riconquista dell’Afghanistan. L’occasione, di fatto, gli è stata offerta dai governi di Washington che negli ultimi anni stavano preparando il ritorno in patria delle truppe statunitensi (tanto Trump quanto Biden).

La ritirata USA indica l’apparente cambio di rotta della loro politica estera, poiché lo stesso Presidente ha affermato che è compito degli afghani liberarsi del terrorismo islamico. In sostanza, l’Afghanistan non rientra più tra gli interessi americani. Sebbene appaia insolito che gli eroi dell’Occidente ora difendano il principio di autodeterminazione dei popoli, è necessario ricordare che la guerra in Afghanistan fu voluta da G.W. Bush e sostenuta anche dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dopo i fatti dell’11 settembre.

L’Occidente non poteva rimanere inerte e allora, con gli USA in testa, dichiarò guerra all’Afghanistan perché i taliban avevano sostenuto il gruppo terroristico di Al Qaeda, responsabile dell’attacco alle Twin Towers. Ma la lotta al terrorismo rappresentava solo uno degli aspetti dell’offensiva occidentale; infatti, altro scopo della missione di pace era costruire in Afghanistan una società moderna.

Oggi la ritirata delle truppe statunitense pone sotto gli occhi di tutto il mondo l’inconsistenza del mito dello state building occidentale. I diritti e i valori occidentali non sono esportabili come lo smartphone e per modificare lo spirito di un popolo non è sufficiente una skyline avveniristica della capitale. I grattacieli, i negozi occidentali e la pubblicità creano sia una massa sradicata che rimpiange il passato della società tradizionale sia una nuova classe di occidentalizzati consumatori di diritti e di merci a basso costo. E proprio questi neo-occidentali, che guardano con terrore al restaurato talebano, busseranno come profughi alle porte dell’Europa in nome della solidarietà e di quei valori sganciati sulle loro teste vent’anni fa.

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La guerra (pardon: la missione di pace) oramai è persa e l’isolazionismo americani manifestano come anche le società secolarizzate necessitino della forza per reggersi, perché non appena l’imposizione scompare lo spirito religioso recupera il terreno perso. I taliban non hanno mai abbandonato l’Afghnaistan, accovacciati nel profondo e rurale Sud hanno continuato la loro azione di erosione dall’interno per instaurare l’Emirato islamico, consci soprattutto del consenso delle masse contadine e della legittimità scaturente dalla religione dei padri per contrastare il Vangelo della Modernità.

Perché allora le morti di civili e militari di ambo gli schieramenti degli ultimi vent’anni? Per nulla…

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