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IMU sugli immobili della Chiesa lo Stato non deve fare eccezioni

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Corriere della Sera – 7 ottobre 2012

Il pagamento dell’Imu sugli immobili della Chiesa non adibiti a funzioni religiose e di culto è un tormentone senza fine per la resistenza degli ecclesiastici a versare l’imposta dovuta. Non si tratta di una questione di poco conto perché è in gioco non solo il rapporto tra Stato e Chiesa, ma anche un’evasione fiscale che colpisce gravemente molti comuni d’Italia, in primo luogo Roma.

Un gruppo vicino al Vaticano stima che il patrimonio immobiliare della Santa Sede sia il 20-22 % del totale italiano per un valore complessivo di circa 120 miliardi di euro. Una sua parte si riferisce ad enti religiosi e di culto che per Concordato sono esenti dall’imposta, mentre un’altra parte riguarda edifici ad uso commerciale che talvolta, per sfuggire alla tassazione, inglobano una cappellina che li dovrebbe rendere “religiosi”. Il mancato gettito fiscale dei beni commerciali della Chiesa è notevole: l’Associazione nazionale dei comuni d’Italia (Anci) lo ha stimato per l’Ici di 800 milioni di euro, e l’Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) lo ha cifrato in 2,2 miliardi di euro.

Da anni l’Unione europea ha avviato un procedimento per sanzionare l’Italia per sussidi alle attività commerciali della Chiesa: se entroo fine anno la situazione non sarà sanata, lo Stato dovrà pagare 9.920.000 euro di multa. Il premier Monti ha comunicato l’11 febbraio 2012 al presidente Almunia di volere “chiarire in modo definitivo la questione delle attività non esclusivamente religiose”, ma ora si apprende che il Consiglio di Stato ha bocciato – molto opportunamente – un furbesco decreto attuativo dell’Imu alla Chiesa, pattuito tra governo e Santa Sede, perché il ministero dell’economia è andato di là dai suoi compiti accordando tali e tante eccezioni al pagamento della tassa sugli edifici commerciali da sfiorare il paradosso.

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E’ proprio vero che quando si tratta della “roba”, la Curia difende con gli artigli privilegi che superano perfino i benefici previsti dal Concordato. Che farà il più rigoroso dei governi che l’Italia abbia mai avuto? Pagherà la multa milionaria e continuerà ad esentare l’Imu alla Chiesa?

Massimo Teodori

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