Entrato a Napoli il 25 maggio 1734 , lasciata dagli austriaci , ed incoronato Re di Napoli e Sicilia , il 3 luglio dello stesso anno , Carlo di Borbone ( 1716-1788), figlio di Filippo V , iniziatore della dinastia dei Borbone di Spagna e nipote del Re Sole , Luigi XIV , assumeva il titolo di Carlo VII , come Re di Napoli , divenendo Carlo III , quando nel 1759 lasciò Napoli per salire sul trono spagnolo . Iniziava così con lui la linea del Borbone di Napoli , dopo che per un brevissimo periodo , Carlo , aveva regnato sul Ducato di Parma , dove si era estinta la locale famiglia ducale dei Farnese , per cui anche in questo caso , dopo di lui , salì su quel trono , non un principe italiano , ma un altro Borbone , il fratello Filippo, da cui il ramo dei Borbone-Parma.
E’ logico ed evidente che tornare ad essere un Reame indipendente , anche se legato inizialmente alla Spagna , non poteva non essere accolto con favore da parte della parte pensante ed istruita dei due Regni originari , ora riuniti , dopo secoli di regime vicereale spagnolo , anche se taluni di questi vicerè si erano mostrati amministratori accorti ed onesti , e dopo il successivo breve periodo di governo austriaco . Era senza dubbio una dinastia straniera quella che iniziava a regnare , ma del resto in tutti quei secoli nessuna grande famiglia principesca napoletana e siciliana , aveva saputo o potuto ergersi a paladina dei due Regni , dando inizio ad una dinastia locale , tant’ è che quello di Sicilia , era stato assegnato nel 1713 ai Savoia , che vi regnarono fino al 1720 , quando dovettero accettare il cambio con la Sardegna . Per cui la soluzione di una dinastia esterna era , all’epoca , l’unica praticabile , in Italia , escluso il Ducato di Savoia , poi Regno di Sardegna , che aveva una dinastia autoctona da centinaia e centinaia d’anni , in quanto si erano estinte altre grandi famiglie , come i toscani Medici ed i già citati Farnese.
Era infatti ben triste che , in un reame vasto e popolato , il più grande di tutta l’ Italia , pensiamo a tutte le regioni che lo componevano , così diverse fra loro , e con un fiorire di ingegni brillanti nei campi della storia , dell’economia e della finanza , un nome per tutti : Giambattista Vico , il potere venisse esercitato dal rappresentante di una potenza straniera , ma il ritrovarsi un Re giovane e quindi desideroso di affermarsi e di realizzare opere durature nel tempo apriva una stagione positiva . E di questa sono testimonianza significativa lo stralcio di una lettera del 1754 , scritta dal grande economista , Antonio Genovesi , riportata da Benedetto Croce nella sua “Storia del Regno di Napoli “, che con “Uomini e cose della vecchia Italia” , sono testi che andrebbero riletti e meditati : “…cominciamo anche noi ad avere una patria , e ad intendere quanto vantaggio sia per una nazione avere un proprio principe…”, e le realizzazioni imperiture quali la Reggia vanvitelliana di Caserta , dall’enorme palazzo e dal fascinoso parco , il palazzo di Capodimonte che ospitò la fabbrica reale delle porcellane che dal palazzo presero il nome , il Teatro San Carlo, e l’imponente Albergo dei Poveri . Ed a questo proposito è opportuno e interessante notare un parallelismo con le realizzazioni sabaude dei palazzi di Stupinigi , Racconigi , Venaria Reale , e della Basilica di Superga , avvenute anch’esse nell’arco di tempo del XVIII secolo , ad opera di due Sovrani che regnarono in quel periodo , Vittorio Amedeo II , dal 1684 al 1730 , e , Carlo Emanuele III , dal 1730 al 1773.
Il governo del Regno era però affidato ad un uomo politico toscano di indubbio valore , Bernardo Tanucci , che governò dal 1737 al 1776 , iniziando una tradizione di governanti stranieri ,estranei alla vita dei popoli che dovevano guidare , come successivamente l’inglese John Acton ,dal 1778 al 1806 , ed il colonnello Pommereuil per l’esercito, per non parlare dal pesante intervento di certi ambasciatori inglesi dall’Hamilton al Bentinck , sì che da una influenza spagnola vivente Carlo III , si passasse ad una inglese e ad una austriaca , essendo la consorte del figlio di Carlo , Ferdinando , la principessa Maria Carolina , una donna dotata di forte volontà e personalità , degna figlia di Maria Teresa d’Austria .
Questa stagione di regno di Carlo, che vide anche importanti provvedimenti amministrativi e trattati commerciali , nonchè la rivendicazione della indipendenza dal papato , come l’abolizione del dono al Pontefice , della chinea , cavallo o mulo bianco , in segno di sottomissione , durò 25 anni , perché gli altri 29 anni della sua vita , furono dedicati alla Spagna , con aperture da sovrano illuminista , non proseguite dai figli che gli succedettero . Sul trono di Spagna , il primogenito ,l’inetto Carlo IV ,(1748-1819), e sul trono di Napoli ,il secondogenito , Ferdinando IV ,(1751-1825), il cosiddetto “Re Lazzarone” , per i suoi modi popolareschi che lo avvicinavano ai “lazzari” napoletani , succubo della moglie , con un notevole parallelismo nella vita tra i due fratelli.
Quindi il periodo aureo dei Borbone di Napoli coincide unicamente , con il primo sovrano , perché nel lungo regno di Ferdinando , dal 1759 al 1825 , che inizia effettivamente nel 1768 , alla raggiunta maggiore età , in quanto nei 9 anni tra il 1759 ed il 1768 la politica napoletana , era ancora diretta da Madrid con i Reggenti lasciati da Carlo VII , alla sua partenza da Napoli per la Spagna . Infatti in circa trent’anni di regno , prima che in tutta Europa ed anche perciò su Napoli si abbattesse la tempesta della rivoluzione francese e dei suoi eserciti rivoluzionari che scorrazzavano per l’Italia , ben poco di positivo può ascriversi a Ferdinando IV, che non fosse opera dell’ Acton , come la scuola militare della Nunziatella , ancor oggi operante , se non la fabbrica di tessuti di San Leucio , interessante esperimento sociale oltre che tecnico , essendo passione dominante la caccia ,passione che lo accompagnò per tutta la sua lunga vita . Ed a proposito della Nunziatella , la cui fondazione risale al 1787 , è bene ricordare che la prima accademia militare ,la Reale Accademia di Savoia , era stata istituita nel Ducato di Savoia da Carlo Emanuele II , nel settembre del 1677 , quindi ben centodieci anni prima , ed inaugurata il primo gennaio 1678 , con sede , a Torino , nel prestigioso palazzo progettato dal famoso architetto Amedeo di Castellamonte. Tornando al Regno di Napoli , la tempesta arrivò alla fine del 1798 con l’esercito francese che scendeva verso Napoli e Ferdinando il 23 dicembre si imbarcò sull’ammiraglia di Nelson , la “Vanguard” e si trasferì con la corte a Palermo , dove non era mai stato nei precedenti 40 anni di regno . A Napoli si apriva così 23 gennaio 1799 la breve stagione della Repubblica Partenopea , debole di consenso popolare , ma ricca di adesione dei migliori ingegni del Regno . Vita breve , perché dalla Calabria risalivano le bande del cardinale Fabrizio Ruffo , che aveva avuto pieni poteri dal Re , e tra incendi e saccheggi , sia pure contro la volontà del Cardinale , di cui ricorderemo Cotrone ( Crotone oggi ), Palmi , Altamura , solo a titolo indicativo , e si avvicinavano a Napoli , dove i repubblicani non avevano messo radici , come spiega Vincenzo Cuoco, in un suo saggio diventato famoso per la precisione degli argomenti storici e politici e per la lucidità della esposizione .
Così nel giro di pochi mesi l’armata del Ruffo giungeva a Napoli , dove il popolo si dava alla caccia dei “repubblicani” , con una ferocia , che ritroveremo nei briganti di sessant’anni dopo nei confronti dei soldati italiani , “denudandoli , smembrandoli “ , per poi innalzare le teste recise sulle picche , o giuocando con le stesse , arrivando ad arrostirle e divorarle , ed altre cose innominabili , che pure sono descritte dallo storico filo borbonico Harold Acton , nei suoi due fondamentali volumi sui “Borboni di Napoli” . Eccessi che provocavano lo sdegno del cardinale Ruffo , ma che non aveva i mezzi per evitarli . Così dopo cinque mesi , 19 giugno 1799 avveniva la capitolazione dei repubblicani, ed iniziava la repressione, della quale , è triste dirlo , fu incitatore il famoso ammiraglio inglese Nelson , con il processo sommario dell’ammiraglio napoletano Francesco Caracciolo , impiccato il successivo 30 giugno, e con altri provvedimenti repressivi , contro la volontà del Ruffo , che pure aveva avuto pieno mandato dal Re , mentre la Regina , non dimenticando di essere la sorella della sfortunata Maria Antonietta , ghigliottinata dai repubblicani francesi , incitava a non avere pietà , “né tregua , né perdono” . Vi furono poi i processi con 1004 condanne , di cui 105 a morte , fra cui ricordiamo Pagano e Cirillo , 222 all’ ergastolo , 288 alla deportazione e 67 all’esilio , ed altre minori . Famosa è rimasta l’esecuzione successiva di Luisa Sanfelice , per la salvezza della quale si era anche mossa , la nuora del Re , moglie del principe ereditario Francesco , che avendo partorito un figlio , aveva chiesto la grazia della vita .
Ferdinando poteva rientrare a Napoli il successivo 10 luglio , accolto con entusiasmo dal popolo , mentre le esecuzioni dei patrioti repubblicani e la repressione poliziesca iniziavano a scavare quel fossato tra la monarchia borbonica e gli intellettuali che con alterne vicende durò fino alla scomparsa della monarchia stessa , sostituita in questo caso , fortunatamente , da un’altra monarchia e da un’ altra dinastia ,i Savoia , in quanto tale istituzione era maggiormente congeniale alle popolazioni meridionali , come si ebbe a costatare il 2 giugno 1946 , nel referendum isituzionale , con il voto a grandissima maggioranza favorevole al mantenimento della monarchia dei Savoia . Il rientro a Napoli del Re ed il suo soggiorno intervallato da viaggi e ritorni a Palermo , durò fino al gennaio del 1806 , quando essendo nuovamente l’esercito napoleonico penetrato nel regno , il 23 di detto mese Ferdinando con Maria Carolina , ripartì per la Sicilia , dove , protetto dagli inglesi , sarebbe rimasto fino al 7 giugno 1815 , data del suo rientro definitivo a Napoli , come Ferdinando I , Re delle Due Sicilie , titolo assunto per la nuova denominazione del suo regno , dopo essere stato “quarto” per Napoli e “terzo” per la Sicilia.
Tra queste due date a Napoli furono insediati da Napoleone come Re , per non ripetere l’errore della repubblica del 1799 , prima il fratello Giuseppe , entrato a Napoli l’ 8 febbraio 1806 , e poi , dal settembre 1808 , il cognato Gioacchino Murat , maresciallo dell’ Impero , epico comandante della cavalleria francese , che rivelò notevoli doti di governante , mentre per Ferdinando la Sicilia si rivelò difficile da governare , esistendo da secoli , un parlamento che le vicende dell’epoca avevano risvegliato da un lungo sonno ed ora voleva legiferare , specie , nel campo finanziario , motivo per il quale del resto era nato anche il famoso parlamento inglese , ed avere una costituzione , che il Re , pressato anche dall’ambasciatore inglese Bentick, firmò nell’agosto 1812 , per poi rinnegarla , l 8 dicembre 1815 dopo il ritorno a Napoli e lo scioglimento del parlamento siciliano già decretato il 23 luglio 1815 . Anche qui si scavava un fossato tra i Borbone e la Sicilia , che avrebbe avuto la sua sanzione ufficiale e definitiva , nel 1848 , in una famosa seduta del Parlamento , nuovamente riunitosi , che l’ 8 maggio 1848 , proclamava la decadenza dei Borbone , dal Regno di Sicilia , denunciandone il “sistematico spergiuro” ed offrendo la Corona ad un altro principe italiano , individuato nel secondogenito di Carlo Alberto , Ferdinando , Duca di Genova , che non potè accettare essendo impegnato con il padre ed il fratello nella guerra contro l’Austria .
Con il 1815 si apriva un quinquennio scarso di avvenimenti , come in tutta l’Europa , nel quale però operavano nel silenzio e nel segreto alcune organizzazioni , in particolare la Carboneria , che trovava terreno fertile nei giovani ufficiali ed in altri militari dell’epoca murattiana , della quale in parte erano anche nostalgici , per cui all’alba del primo luglio 1820 due giovani tenenti , Morelli e Silvati , muovevano da Nola con un drappello di cavalleggeri, per richiedere la Costituzione , che all’epoca si immedesimava nella “Costituzione di Spagna” , che , molto probabilmente , ben pochi di quelli che la richiedevano , ne conoscevano il contenuto . Via via le file si ingrossarono , poi a Napoli vi furono cortei , adesioni , manifestazioni ed infine dopo giornate di scontri e violenze il 13 luglio 1820 , Ferdinando , giurava fedeltà alla Costituzione ed il primo di ottobre si riuniva per la prima volta il Parlamento . Questa concessione non poteva essere vista con favore dalle potenze della Santa Alleanza , che avevano messo come cardine della loro politica interna , il governo assoluto ed il divieto di qualsiasi tipo di costituzione , per cui Ferdinando fu invitato , o meglio , costretto a recarsi a Lubiana , per discolparsi e per disconoscere la concessione effettuata . E per meglio sancire ed attestare questa decisione del Re , di rinnegare la Costituzione , si mosse un esercito austriaco , forte di 42.000 uomini . E’ nota la decisione del parlamento napoletano di opporsi con il proprio esercito , la sconfitta dello stesso , l’entrata a Napoli degli austriaci il 23 marzo 1821 , che ridotti successivamente a 35.000 soldati , rimasero nel regno fino al 1827 , a totale carico dell’erario napoletano per la notevole cifra complessiva di 85 milioni di ducati , che avrebbe potuto essere ben diversamente utilizzata, mentre Ferdinando tornava nella sua capitale il successivo 15 maggio . Per cui ,anche se questo primo parlamento non si era dimostrato all’altezza della situazione , senza dubbio non facile , il suo scioglimento approfondì il famoso fossato , che il successivo breve regno di Francesco I ,( 1777-1830 ), salito al trono nel 1825 , e mancato ancora in giovane età , nel 1830 , non ridusse , se non aggravò , se pensiamo alla rivolta del Cilento del 1828 ed alla sua spietata repressione , che , portò, fra l’altro alla cancellazione di un paese , Bosco , ed alla decisione di ricorrere a truppe mercenarie , arruolando alcuni reggimenti composti da svizzeri , anche qui con aggravio per le finanze statali , non fidandosi del proprio esercito, quando l’uso di truppe mercenarie era scomparso nelle altre nazioni europee , dove gli eserciti erano ormai nazionali , come secoli prima aveva auspicato il Machiavelli . Dello stato del Regno sono sintesi le frasi del Metternich che indicava nella corruzione e venalità la causa della decomposizione e del degrado del Regno stesso , mentre “…il Re tentenna , il governo privo di morale non incute né rispetto , né timore… ,” . Ed a questo discredito si aggiungeva anche l’infelice risultato della spedizione navale del 1828 contro il Bey di Tripoli , per impedire le sue scorrerie , mentre un ben diverso esito positivo aveva avuto analoga spedizione della flotta del Regno di Sardegna.
E’ con l’ascesa al trono , l’8 novembre 1830 , del figlio ventenne , Ferdinando II , ( 1810-1859) , e la concessione di una amnistia per i numerosi condannati politici , che si riaprirono le speranze di un miglioramento nei più vari settori ed il primo decennio , dal 1830 al 1840 , vide diverse realizzazioni nel campo tecnico , una minore vessazione fiscale unita a tagli di spese inutili e superflue , prebende varie comprese , anche se la corruzione nell’amministrazione , sviluppatasi nei precedenti periodi era sempre diffusa, come pure era la camorra ed il brigantaggio, fenomeno endemico in quasi tutto il regno . Del nuovo Re era apprezzata anche l’affabilità nei confronti del popolo , mentre della sua prima consorte , la principessa Maria Cristina di Savoia , era nota la carità ed il suo influsso benefico nelle decisioni del Sovrano , Regina amata dal popolo , ma purtroppo mancata in giovane età , dopo aver dato alla luce l’erede al trono , Francesco ( 1836-1894 ).
Lo sviluppo del regno , anche dal punto di vista strettamente numerico della popolazione salita da 5.732.114 abitanti nel 1830 ai 6.177.598 del 1840 , era però viziato da una politica economica autarchica , basata sul basso costo della mano d’opera e su dazi protettivi , per cui non aveva prospettive in una Europa che si apriva ad una discreta libertà di commercio , ed alla industrializzazione con sviluppo di strade normali e di quelle “ferrate” , che non servissero unicamente al collegamento tra due regge , come era avvenuto nel 1838 , per i pochi chilometri della linea ferroviaria tra Napoli e Portici . Inoltre nel decennio successivo , dal 1840 erano riprese rivolte locali , duramente represse ,cospirazioni e tentativi avventurosi di insurrezioni , finiti tragicamente, come accadde per i fratelli Bandiera , di nobile famiglia , nel 1844 e come poi fu nel 1857 per Carlo Pisacane , duca di nascita e , al tempo stesso , socialista . Nel mezzo tra queste due date anche il Regno delle Due Sicilie , dove già nel 1847 era uscita anonima una “Protesta del popolo delle Due Sicilie “ ( scritta in realtà da Luigi Settembrini) fu scosso dalle vicende del 1848 , dalla caduta in Francia della monarchia orleanista , dalla rivolta di Vienna con la estromissione di Metternich , da analoga rivolta , in Ungheria e dalla richiesta ovunque di regimi non più assoluti con la concessione delle Costituzioni . In questo quadro si inserisce la ribellione della Sicilia nei confronti del dominio borbonico , successivamente repressa con durezza , culminante nell’assedio di Messina , sottoposta a ripetuti bombardamenti , fino alla sua resa nel settembre 1849. Così , Ferdinando II , che pure aveva un orrore istintivo per una monarchia costituzionale, dovette concedere la Costituzione , come aveva deciso anche il Granduca di Toscana , lo stesso Pontefice Pio IX e Carlo Alberto , che inoltre aveva levata la spada per l’indipendenza italiana, muovendo guerra all’ Impero Austriaco , riuscendo inizialmente a coinvolgere anche Ferdinando , che aveva inviato a sostegno un consistente contingente del suo esercito.
Tutto questo fu un sogno di un mattino di primavera perché poi venne l’ordine di ritirare le truppe , e la costituzione con il parlamento appena eletto vennero praticamente soppressi , anche se ufficialmente erano solo “sospesi” , con condanne ed esilio della migliore classe dirigente del regno che trovò rifugio all’estero e di questo “estero” , faceva parte il Piemonte Sabaudo , dove la costituzione , lo “Statuto” , era stato conservato , così come la bandiera tricolore , ed un libero Parlamento legiferava , modernizzando la struttura dello Stato , ed il governo , composto dalla locale classe dirigente formatasi in decenni di lavoro e di fedeltà dinastica , presieduto da Camillo Benso , conte di Cavour , “tanto nomini , nullum par elogium” , impostava una politica estera spregiudicata , con lo scopo di estromettere l’Austria dall’ Italia , così che nacque la “Società Nazionale” , dove erano confluiti i patrioti delle più varie provenienze ideologiche e regionali , che ebbe , come sintesi del suo programma , il motto : “Italia e Vittorio Emanuele”, che fu quello che Garibaldi lanciò ai siciliani , nel proclama di Salemi , il 14 maggio 1860.
E’ chiaro che questo sconvolgimento della vita politica in Italia non poteva non colpire Ferdinando che riteneva sicuro ed estraneo il suo regno , racchiuso tra l’acqua salata e l’acqua santa , mentre la frontiera dell’acqua santa , era in pericolo perché nel progetto unitario era prevedibile l’eliminazione dell’anacronistico ed antistorico Stato della Chiesa , e la fine del non certo evangelico potere temporale dei Papi . Senza ricordare i giudizi negativi di uomini politici inglesi , forse prevenuti nei confronti del Regno delle Due Sicilie , come Gladstone , senza dubbio il regime diveniva sempre più poliziesco e la sua indipendenza era in realtà un isolamento , che andava dall’ostilità inglese , alla quasi ostilità della Francia repubblicana e poi napoleonica , ed alla indifferenza della Prussia , della Russia e della stessa Austria , che ideologicamente era la più vicina , ma che si trovava a dover affrontare il problema dell’attacco al suo potere nelle regioni italiani a lei sottoposte. Inoltre preoccupava anche la salute del Re , che declinava senza una esauriente spiegazione medica . Di questo declino è testimonianza il racconto del viaggio per via di terra , da Napoli a Bari ,per ricevere la sposa del figlio , la principessa bavarese Maria Sofia , sorella della Imperatrice d’Austria , Elisabetta . Racconto allucinante sia per lo stato delle strade , in pieno inverno ( Ferdinando era partito dalla Reggia di Caserta l’8 gennaio 1859 ) , sia per la salute del Re che peggiorava di giorno . L’arrivo a Bari , la permanenza , i consulti e consigli medici non ascoltati ed il viaggio , questa volta via mare , per ritornare a Caserta , dove si sarebbe spento il successivo 22 maggio , mentre da un mese circa era in corso in Lombardia la guerra dei franco-piemontesi contro gli austriaci , in quella seconda guerra d’indipendenza che avrebbe dato la svolta decisiva al processo unitario dell’Italia , che tanti anni prima era stato proposto , senza esito, proprio a Ferdinando.
In pratica potremmo dire che con la morte di Ferdinando inizia l’epilogo del regno , anche se la fine avvenne un anno e mezzo dopo , con il plebiscito di adesione alla Monarchia Costituzionale dei Savoia , con la successiva resa di Gaeta il 13 febbraio 1861 e la partenza del Re Francesco II , il successivo 14 febbraio , sulla nave francese “La Mouette” ed il suo esilio romano.
L’ ascesa al trono del primogenito Francesco , ventitreenne , in un simile momento storico si era infatti presentata fin dall’inizio difficile , non tanto per la giovane età ed inesperienza del principe ( non dimentichiamo che il padre era diventato Re a vent’anni , ma in un diverso momento storico !) , quanto per l’assenza di consiglieri qualificati e politicamente adeguati ai tempi che si stavano vivendo , causa quel distacco tra dinastia e possibile classe dirigente , iniziato fin dall’epoca del primo Ferdinando e proseguito sotto i suoi successori che disprezzavano i “pennaruli” , ricambiati da analoga disistima e sfiducia degli stessi nei loro confronti . Perciò Francesco II, non trovò altra soluzione di richiamare il 4 giugno 1859 , il settantacinquenne Carlo Filangeri , come capo del governo , incarico che tenne fino al successivo 16 marzo 1860 , avendo un successore egualmente anziano , come anziano era l’ottantaduenne Winspeare, Ministro della Guerra , e i settantenni generali Lanza , Landi e Letizia, che di lì a pochi mesi avrebbero dovuto opporsi a Garibaldi.
Ed il giovane Re , doveva anche guardarsi dalle camarille di Corte , che facevano capo alla intrigante matrigna , l’austriaca Regina Madre . Maria Teresa , seconda moglie di Ferdinando II , che avrebbe preferito sul trono uno dei suoi figli . Così si persero mesi preziosi , pensando a lavori per porti, strade e ferrovie , progettati anche all’epoca del padre , ma non realizzati , lasciando inutilizzati i fondi che pur esistevano , mentre si trascurò la questione politica di un accordo con il Regno di Sardegna , come suggeriva lo zio del Re , Leopoldo , conte di Siracusa. Venne così nel maggio 1860 lo sbarco a Marsala di Garibaldi , e solo dopo , il 25 giugno , la firma della Costituzione tardivamente concessa , e l’adozione della bandiera tricolore con lo stemma borbonico . Che poi sul Volturno , i resti , ancora numerosi e bene armati dell’esercito napoletano abbiano combattuto valorosamente ed il Re fosse presente insieme con alcuni dei suoi fratellastri , non modifica l’esito negativo di questa ultima battaglia campale , dove Garibaldi dimostrò doti strategiche e non solo di audacia personale , ben diverse dalle incertezze e dai timori del comandante avversario , il generale Ritucci .
L ‘ arroccarsi successivo dei Sovrani a Gaeta , fortemente fortificata , e la resistenza , prolungatasi oltre ogni logica militare , all’assedio di quella che era ancora l’Armata Sarda , dove erano già stati inseriti elementi delle regioni unitesi al Piemonte , e comandata dal Cialdini , se dette un giusto rinnovato risalto al valore delle truppe napoletane ed alle figure del Re e della Regina , sempre sugli spalti ed in mezzo ai soldati , confortando i numerosi feriti , non poteva mutare le sorti del Regno , come non lo mutarono successivamente i tentativi di rivolte inseritesi nel precedente brigantaggio , per le quali , dall’esilio romano di Francesco II , partivano migliaia di ducati per organizzarle e sostenerle , quando gli stessi ducati , anni prima non erano stati usati per costruire scuole , strade , ospedali e ferrovie.
Bilancio quindi globalmente negativo quello del regno borbonico , con un finale , nelle zone più interne del vecchio reame , di violenze ed atrocità contro i rappresentanti del nuovo stato unitario, che provocarono reazioni ampiamente giustificate anche se, forse , in qualche caso eccessive , quando avrebbero dovute essere invece meditate le nobili parole del proclama del generale Cialdini , quando volle far celebrare , il 17 febbraio 1861 , una Messa per i caduti di entrambe le parti , sull’istmo di Gaeta :
“Soldati, noi combattemmo contro italiani , e fu questo necessario , ma doloroso ufficio…..Là pregheremo pace ai prodi , che durante questo memorabile assedio perirono combattendo tanto nelle nostre linee , quanto sui baluardi nemici . La morte copre di un mesto velo le discordie umane e gli estinti sono tutti eguali agli occhi dei generosi . Le nostre ire non sanno sopravvivere alla pugna . Il soldato di Vittorio Emanuele combatte e perdona.”
Domenico Giglio
14/02/2018
BIBLIOGTAFIA
1)Harold Acton – “ I Borboni di Napoli ! – ed. Martello 1960
2)Harold Acton – “ Gli ultimi Borboni di Napoli” – ed . Martello 1960
3)Giuseppe Campolieti – “ Il Re “bomba” . Ferdinando II .Il Borbone di Napoli che per primo lottò contro l’unità d’Italia” – ed “Il Giornale – Biblioteca storica “ -2001
4)Pier Giusto Jaeger – “Francesco II di Borbone . L’ultimo Re di Napoli” – ed. “Il Giornale – Biblioteca storica “ – 1982
5)Benedetto Croce – “ Storia del regno di Napoli “ – ed. Laterza- 1958
6)Benedetto Croce – “Uomini e cose della vecchia Italia “- volume II – ed. Laterza 1956
7)Vincenzo Cuoco – “Saggio sulla rivoluzione di Napoli del 1799”- ed.Universale Economica –Milano-1951
8) Andrea Cacciatore -“Esame della storia del reame di Napoli di Pietro Colletta”-Stabilimento Tipografico del Tramater – Napoli 1850
9)Paolo Rossi – “Storia d’Italia dal 1815 al 1914 “ ed. Mursia 1972
10)Federico Carandini – “ L’ assedio di Gaeta . 1860-1861”- Ed.Stabilimento tipografico V. Bona”-1874
11)Carlo Avarna di Gualtieri – “ Ruggero Settimo nel Risorgimento Siciliano”- ed. Laterza 1928
12)Manlio Rossi Doria –“ Antologia degli scritti di Giustino Fortunato” – ed. Laterza 1948
13)Guido De Ruggiero – “ Il pensiero politico meridionale “ – ed. Laterza 1954
14)Indro Montanelli – “L’ Italia giacobina e carbonara” – ed. Rizzoli-1978
15)Indro Montanelli – “L’ Italia del Risorgimento” – ed. Rizzoli- 1978
16)Luigi Settembrini – “Ricordanze della mia vita “ – ed. Morano.- 1928
17)Francesco de Sanctis – “Mezzogiorno ed Italia Unitaria” – ed. Einaudi -1960
18)Rosario Romeo – “ Cavour “- ed. “Corriere della Sera” – 2005
19)Alfonso Scirocco – “ Giuseppe Garibaldi “ –ed. “Corriere della Sera” – 2005
20) AA.VV. – “Il Parlamento in Sicilia”- edizione del Circolo della Stampa di Messina – 1960