INTRODUZIONE AL MARISMO* *
(Estratto da: L. Pellicani, Introduzione a Marx, Ed. Cappelli, Firenze 1969)
KARL MARX ( 1818 – 1883 ) << Non è la coscienza che determina la vita, ma è la vita che determina la coscienza >> ( L’ ideologia tedesca)
L’ ANTROPOLOGIA
( ovvero: comprendere l’uomo nel suo essere nel mondo )
Il lavoro
L’uomo è << l’insieme dei rapporti sociali >>, cioè il complesso delle concrete relazioni che egli ha con la natura e con gli altri uomini. Queste relazioni sono esteriori, pratiche, oggettive e non si possono ridurre, come pretendeva l’idealismo, alla sfera dell’interiorità spirituale. Il lavoro ( Praxis) è l’attività pratica, sensibile, trasformatrice e creatrice al di là della quale sarebbe impossibile risalire: << la materia del lavoro e l’uomo quale soggetto sono tanto il risultato che il punto di partenza del movimento >>, sicché << come la società stessa produce l’uomo in quanto uomo, così essa è prodotta da lui >> ( Manoscritti economici filosofici ) . Il lavoro è l’attività creatrice e autocreatrice. Trasformando e umanizzando la natura, l’uomo modifica le sue condizioni materiali di vita e modifica il suo stesso essere e le sue manifestazioni esteriori ( usi, costumi ), nonché il suo modo di pensare e i suoi atteggiamenti di fronte al mondo e agli altri, per cui: << tutta la così della storia universale non è che la generazione dell’uomo dal lavoro umano >>. Marx contesta ad Hegel di aver considerato esclusivamente << il lavoro spirituale astratto >>, mentre egli sostiene – ribaltando il punto di vista hegeliano – che il lavoro deve essere considerato come << attività sensibile umana >>, concreto, pratico, materiale.
L’alienazione economica
Hegel ha indicato il lavoro come << lavoro spirituale astratto>> e lo ha giudicato positivo, egli non si è reso conto – secondo Marx – che tutta la storia dell’umanità ne testimonia l’aspetto negativo, cioè l’alienazione dell’uomo, il suo divenire estraneo a se stesso e agli oggetti da lui creati. Egli individua l’origine di tale processo di estraniazione nella divisione del lavoro. Con la divisione del lavoro, il lavoratore perde il controllo degli strumenti di produzione che passano nelle mani dei proprietari. Allora la società si scinde in due gruppi: da una parte i possidenti e dall’altra i lavoratori che per vivere e lavorare sono costretti ad accettare le condizioni di vita che i primi impongono loro. Così si apre una dolorosa frattura nella società umana: sorgono le classi con i loro distinti ed irriducibili interessi e, conseguentemente, nasce lotta sorda ed implacabile di coloro che hanno e di coloro che non hanno e sono posseduti. L’importanza dell’opera di Marx non consiste tanto nell’aver denunciato le ingiustizie sociali, quanto nell’aver elaborato una teoria dell’alienazione che è universalmente valida poiché permette di individuare – e condannare – tutte le forme di mortificazione del lavoro umano, siano esse feudali, capitalistiche o comunistiche.
L’alienazione ideologica
Il concetto chiave dell’antropologia marxiana è il lavoro alienato. Tutte le manifestazioni spirituali dell’uomo – da lui concepite << come semplici riflessi fantastici >> delle condizioni materiali di vita e del lavoro estraniato – sono affette dal medesimo vizio: sono alienate ed alienanti. L’alienazione, secondo Marx, non investe dunque soltanto il lavoro, bensì anche, e soprattutto, i prodotti spirituali e le attività civili della società. L’alienazione è la <<legge dominante>> della società divisa in classi e ad essa non può sfuggire nessuna espressione dell’attività umana: << religione, famiglia, Stato, diritto, morale, scienza, arte, ecc. sono soltanto particolari modi della produzione e cadono sotto la sua legge naturale>>. Marx concepisce l’origine della religione come proiezione fantastica dei desideri e dei bisogni umani in un essere trascendente: << La religione è il frutto della impotenza dell’uomo di fronte alla natura: la religione è il gemito della creatura oppressa, l’animo di un mondo senza cuore, così com’è lo spirito di una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l’oppio del popolo >>. L’unica fonte della civiltà è il lavoro materiale. Le produzioni spirituali dell’uomo sono semplici manifestazioni di una deficienza di fondo che affligge la società umana, esse spariranno necessariamente quando l’uomo riuscirà a superare questa deficienza e a dis-alienarsi. All’ homo sapiens, tipica figura della filosofia idealistica, Marx sostituisce l’ homo faber.
L’alienazione politica
Si è visto come, secondo Marx, l’alienazione economica sia la fonte unica dell’alienazione spirituale dell’uomo. La genesi e il significato dei fenomeni politici ed ideologici va trovata nelle relazioni concrete, pratiche che gli uomini hanno fra loro, cioè nei rapporti sociali. L’alienazione politica, come l’alienazione ideologica, è una derivazione dell’alienazione economica. Non è lo Stato che determina l’organizzazione sociale, bensì è l’organizzazione sociale che determina lo Stato, Marx rifiuta categoricamente la filosofia politica hegeliana. Essa si risolve in una mistificazione idealistica che tende a presentare lo Stato, il diritto e le istituzioni politiche come espressioni della Giustizia e del Bene Comune, mentre essi altro non sono che gli strumenti attraverso i quali le classi possidenti fanno valere i loro interessi materiali. Ciò che rende inconciliabili i contrasti di interessi fra le classi è la proprietà privata. La proprietà privata scatena la lotta fra gli uomini, li rende nemici fra loro e li oppone in un irriducibile conflitto di interessi. Ciò porta Marx a considerare la società borghese come <<il principio realizzato dell’individualismo>> l’esistenza individuale è il <<suo scopo ultimo>> e la sua divisa è <<la libertà dell’uomo egoista>>. <<L’egoismo è (l’unico) principio della società civile (borghese)>>, il suo legame che unisce gli uomini gli uni agli altri è il bisogno pratico. Nasce allora la potenza irresistibile del denaro quale espressione sociale dell’egoismo Il risultato di una simile divinizzazione e mitizzazione della proprietà privata e del denaro è alienante e mistificante ad un tempo. L’esistenza umana si reifica (si riduce a cosa, merce). Il superamento di codeste contraddizioni sarà concretamente possibile quando sparirà la separazione fra vita privata e vita pubblica, fra uomo egoistico e uomo sociale. Marx – come si è visto – fa sua codesta idea, ma non accetta il presupposto metafisico dal quale deriva tutto il sistema hegeliano. Convinto che <<l’alienazione corre verso la sua soppressione>> e che <<la soppressione dell’ alienazione segue la stessa via dell’auto – alienazione>>. Poiché l’essenza dell’essere umano consiste nella sua prassi (lavoro materiale), l’uomo per superare l’alienazione deve dis – alienare la sua prassi, deve sopprimere il lavoro estraniato. Il che vuol dire che il sorgere della divisione del lavoro e della proprietà privata è nello stesso tempo l’atto di nascita del lavoro estraniato e quindi dell’alienazione umana. Di conseguenza, solo la soppressione della proprietà privata potrà sanare la dolorosa scissione apertasi nel seno della società umana. Marx considera il comunismo come la <<reintegrazione o (il) ritorno dell’uomo a se stesso come (la) soppressione dell’umana autoalienazione>>. Il comunismo è il regno in cui l’uomo potrà realizzare pienamente se stesso, libero da ogni costrizione e da ogni mortificazione. << Il comunismo – si legge nei Manoscritti – in quanto effettiva soppressione della proprietà privata quale autoalienazione dell’uomo (è) la reale appropriazione dell’umana essenza dell’uomo e per l’uomo. (Esso è) il ritorno completo, consapevole, compiuto all’interno di tutta la ricchezza dello sviluppo storico, dell’uomo per sé quale uomo sociale, cioè dell’uomo umano. Questo comunismo è, in quanto compiuto naturalismo, umanismo, e in quanto compiuto umanismo, naturalismo. Esso è la vera soluzione del contrasto dell’uomo con la natura e con l’uomo; la verace soluzione del conflitto, fra esistenza ed essenza, fra oggettivazione ed affermazione soggettiva, fra libertà e necessità, fra individuo e genere. E’ il risolto enigma della storia e si sa come tale>>. Ed ancora: <<l’intero movimento della storia è… il reale atto di generazione del comunismo…nel suo movimento economico la proprietà privata si avvia da sola verso la sua dissoluzione>>. Nella filosofia marxiana tutto accade come se l’umanità sia un unico, gigantesco essere che ha perduto se stesso e che cerca faticosamente di ri – congiungersi con la sua essenza e in essa ri–conoscersi. Il processo mediante il quale l’umanità cerca di ritrovare se stessa in modo consapevole è il comunismo che sa di essere la <<negazione della negazione, e perciò è il momento reale – e necessario per il processo storico – dell’umana emancipazione e restaurazione>>.Marx non solo pronostica la estinzione della Stato, una volta che la soppressione della proprietà privata avrà eliminato ogni motivo di dissenso fra le classi, ma annuncia con la stessa sicurezza l’inevitabile estinzione della religione, della filosofia e in genere di ogni manifestazione spirituale dell’uomo.