Soldi & Partiti: la bulimia finanziaria della politica

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Riceviamo e pubblichiamo l’ articolo di Massimo Teodori pubblicato su Huffington Post, 12 luglio 2013. Riproduzione autorizzata dall’ autore.
Il prossimo 31 luglio i partiti incasseranno 91 milioni di euro, la nuova rata del cosiddetto “rimborso elettorale”, la fasulla denominazione di quel finanziamento pubblico abolito nel 1993 e aumentato da allora del mille per cento.
Questo finanziamento, tuttavia, non è certo l’unica voce dei soldi ai partiti. Ogni anno viene distribuito molto altro denaro: 40+40 milioni di euro ai gruppi di Camera e Senato; 25/40 milioni di euro prelevati dagli stipendi dei parlamentari mantenuti perciò alti; 30/50 milioni di euro distribuiti dalle regioni ai gruppi; le previdenze milionarie ai giornali e altre forme di comunicazione partitiche; le tasse Imu abbonate agli immobili di partito. E, infine, la valanga di soldi anche di enti pubblici economici che affluiscono alle oltre 70 fondazioni dei capi e capetti di partito senza alcun limite e controllo.
Il governo Letta ha presentato un disegno di legge per riformare il finanziamento ai partiti sulla base del 2×1000 e dei contributi privati, un sistema che dovrebbe entrare in funzione non prima di 4-5 anni, se mai fosse approvato. Il progetto governativo è pessimo perché alla fin fine i partiti riscuoterebbero più di quanto ricevono oggi con il meccanismo della percentuale del reddito già fallito nel 1994 ed applicato in maniera truffaldina alla Chiesa che riscuote l’8×1000 di tutti i contribuenti mentre solo una parte lo decidono.
Malgrado ciò, il fuoco di sbarramento al nuovo sistema si è fatto intensissimo: la filosofia che domina tra i partitocrati è quieta non movere. Il disegno di legge langue alla commissione Affari costituzionale della Camera tanto che il premier Letta ha minacciato di intervenire con un decreto. Nel Pdl Cicchitto si è dichiarato contrario, e nel Pd le acque sono divenute agitatissime. Il tesoriere Misiani è andato in Canada per vedere di strappare ancor più soldi con lo stratagemma del cosiddetto “finanziamento a progetto”, E, soprattutto, lo storico tesoriere Ugo Sposetti, custode di una cinquantina di tesoretti provinciali del Pci-Pds e vestale del partito-appendice dello Stato, ha lanciato alte grida che hanno del grottesco: “senza soldi ai partiti la democrazia è morta!!!…”.
Il vero guaio di cui pochi sembrano rendersi conto, al contrario dello Sposetti-pensiero, è che la democrazia soffre proprio di bulimia finanziaria di cui sono malati i partiti. Cresce l’antipolitica di cui il grillismo è solo un fenomeno; la democrazia all’interno dei partiti è fortemente condizionata dalle oligarchie centrali che detengono le chiavi del denaro; e lo stesso successo dei candidati nelle campagne elettorali locali e nazionali è deciso da chi riceve il finanziamento pubblico prima ancora di quello privato.
Da parte mia, come ho illustrato in diverse sedi, sono favorevole a un sistema di finanziamento privato-pubblico del tutto alternativo a quelli finora adottati, tale che si faccia carico dei costi effettivi della politica ma si ponga l’obiettivo dell’eguaglianza dei punti di partenza tra partiti e all’interno dei partiti.
Massimo Teodori

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