L’insostenibile leggerezza …. dello strappo di Fini

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Con uno scontato ma efficace gioco di parole ribadiamo la stessa domanda formulata in un articolo, pubblicato nel mese di settembre del 2009 su codesto sito: << Qual è il fine che persegue Gianfranco Fini?>>. Veramente il presidente della Camera ha deciso il proprio suicidio politico? Già, a settembre, era riuscito nel capolavoro politico di inimicarsi in un solo colpo: i leghisti, i forzisti e le gerarchie ecclesiastiche, ed, in dulcis fundo, ad essere abbandonato da molti suoi ex colonnelli. Infatti, proprio in quei giorni di settembre, in prima pagina, il Giornale, ovviamente all’insaputa del “proprietario”, e per bocca dell’istintivo e disinteressato Gasparri, titolava: << Fini sbaglia quasi tutto>>. Stessi giorni, stesso giornale, stesse pagine, in un caustico editoriale, Marcello Veneziani recitava il definitivo de profundis politico per l’irriconoscente pupillo di Almirante che non dovrebbe mai stancarsi di ringraziare Berlusconi per averlo salvato dalla Caienna dell’eterna opposizione e condotto ai vertici istituzionali del Paese.

Linguaggio violento quello di Veneziani! Ma che, descrivendo i fatti nella loro nuda realtà, suscitava un’ ulteriore domanda: << Perché Fini ha deciso di rinunciare alla primogenitura, al delfinato, all’annunciata successione al Capo?>>. Ripensando all’ingenuità del biblico Giosuè, viene da chiedersi in che cosa consisterà il piatto di lenticchie … chi glielo offrirà …, ma poi c’è veramente questo piatto di lenticchie? Certo non potranno rappresentare un sufficiente compenso i velenosi plausi che giungono, letali come un morso di serpente, dal Partito Democratico e dall’Italia dei Valori. Né possono costituire un compenso la calorosa accoglienza di Casini che, a Chianciano, alla assemblea dell’ UDC, presentò, alla folla osannante, Fini come il suo probabile vice alla leadership del costituendo Grande Centro. Ancora vice? Non è possibile!

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Mossa politica incomprensibile questa di Fini, soprattutto alla luce dei recenti risultati elettorali che hanno decretato l’ennesima legittimazione di Berlusconi alla guida del centrodestra e del Paese.

Del resto l’ipotesi del Grande Centro, per ridimensionare il ruolo politico di Berlusconi, proprio alla luce della vittoria alle amministrative, appare, ormai, impraticabile!

E allora? Quale è il fine di Fini? Qual è il fine di Fini che può giustificare i mezzi utilizzati? Proviamo a formulare qualche supposizione: Fini si candida alla presidenza del Consiglio per il dopo Berlusconi? Impossibile in quanto non avrebbe mai il sostegno della Lega. Ancora un’altra congettura: forse si candida a fare, da grande, il Presidente della Repubblica? Risposta: chi lo eleggerebbe? Ultima ipotesi: Fini minaccia la costituzione di un gruppo autonomo in Parlamento per smarcarsi dalla sudditanza politica a Berlusconi che lentamente lo sta fagocitando? Bene, se questa è la risposta più plausibile, sovviene un’ulteriore domanda: non bastava lasciare viva Alleanza Nazionale, non confluire nel PdL e fondare, sulle ceneri di AN, una nuova formazione politica che si ispirasse ai valori di un moderno liberalismo di destra in opposizione al liberalismo populista di matrice Berlusconiana?

Certamente l’atteggiamento politico è coraggioso, ma resta incomprensibile. E allora spinga in fondo il suo coraggio e spieghi a tutti gli italiani le vere cause profonde, e forse condivisibili, dei suoi attacchi alla leadership berlusconiana spinti fino alla minaccia di una scissione del neonato Pdl. Perché tanta animosità da parte di Fini, e perché mentre sono ancora in corso i festeggiamenti del successo elettorale alle amministrative?

Concludiamo queste nostre considerazioni riportando integralmente un brano tratto dall’articolo di Miguel Gotor, pubblicato sulle pagine web de << il Sole 24 Ore>> del 17 aprile 2010, intitolato “DENTRO IL PDL / Dietro Fini un’altra destra “ :<< Certo,- scrive Miguel Gotor – la politica è anche contingenza. A questo proposito è impossibile non notare che il precipitare dello scontro tra Fini e Berlusconi avviene nelle ore in cui la procura d’Appello di Palermo ha chiesto in secondo grado di giudizio di aumentare le pene per Marcello Dell’Utri, ossia il fondatore di Forza Italia, nonché braccio destro dell’attuale presidente del Consiglio, già condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. Il passato insegna che si annuncia un nuovo periodo difficile nei rapporti tra Berlusconi e la magistratura in cui il presidente della Camera sarà chiamato a svolgere un ruolo d’equilibrio e di responsabilità istituzionale fondamentali. La crisi di oggi, dunque, arriva non solo improvvisa, ma anche nel momento peggiore.>>.

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Ludovico Martello