COME DECLINARE OGGI L’IDEA LIBERALE
Lo spettro dei Totalitarismi è sempre in agguato. Solo un illuso potrebbe credere che, quel 9 novembre 1989, sia per sempre finito il sogno organicista. L’idea dell’appartenenza ad un tutto che ci precede e ci supera è antica quanto il mondo: ne parlavano i classici. Marx non è stato il primo e non sarà neanche l’ultimo a sognare una società terrena giusta e perfetta: dobbiamo rassegnarci! Il Totalitarismo, nelle sue mille forme cangianti, si scorge in Hobbes e Rousseau; esercita il suo irresistibile fascino sugli amanti del potere assoluto del monarca e sui democratici più intransigenti. Sa abbracciare tutti, Comunisti e Nazisti inclusi, nella sua aspirazione alla palingenesi. Il sogno (…l’incubo!!) non finisce qui. La sete di giustizia terrena, il desiderio di cose alte e altre è connaturato nell’uomo: non sparisce dalla sera alla mattina, non si rassegnerà davanti alla delusione di un esperimento fallito. Nell’animo di ciascuno c’è qualcosa di organicista: dall’amore familiare all’appartenenza alla Chiesa, al Partito, alla Squadra di calcio, alla Patria. Il problema si concretizza quando questo sentimento si vuole applicare a tutti i costi alla Comunità politica. È qui che bisogna cominciare a temere per le Libertà individuali. Il fascino dei Totalitarismi è, dunque, sempre attuale: guai a darlo per sconfitto! È presente soprattutto nei giovani, nella loro naturale voglia di contestare e cambiare un mondo che non gli piace. Ma, per quanto illuminata, nessuna politica potrà mai cambiare la natura umana! Da parte sua, poi, il Liberalismo non è capace di esercitare un eguale fascino sui giovani: sa parlare in maniera meno diretta, ed in fondo le sue battaglie sembrano tanto la difesa di interessi egoistici. Bisogna far capire cos’è la Libertà, e quale sia il suo valore immenso. I tempi storici non aiutano: essa sembra ormai un dato scontato, e si dimentica troppo facilmente che fino a ieri certi diritti non erano ancora così pacifici… D’altra parte l’idea liberale tradizionale sembra in buona parte superata dall’evoluzione dell’ordinamento: non è più concepibile una dicotomia Stato – individuo, ma bisogna riconoscere sempre più il ruolo fondamentale delle “formazioni sociali” (Art.2 Cost.), aggregazioni di cittadini che partecipano alla vita della comunità per realizzare gli scopi più disparati, anche in collaborazione con gli enti pubblici (“sussidiarietà orizzontale”, Art. 118 Cost.). In esse, la persona può esprime la propria personalità ma anche la propria Libertà in modo più forte, perché la sua voce risulta rafforzata. Allo stesso modo, si prospetta sempre più una devoluzione di compiti – prima rientranti tra le competenze pubbliche – a libere associazioni di privati come i comitati di quartiere. L’associazionismo può dunque essere un ritorno ad una società in cui chi ha un interesse non è solo davanti allo Stato, ma si esprime in un gruppo omogeneo e fondamentalmente libero (ricordate le corporazioni di arti e mestieri del Medioevo?). Nulla si inventa di nuovo sotto al sole, tutto si ricicla in chiave più moderna. Il nuovo pluralismo rappresenta una scommessa diversa da quella liberale, che rafforzando gli interessi dei privati può contemporaneamente limitare gli arbitri e le competenze dello Stato. Sempre più accentuato è, d’altra parte, lo stesso pluralismo istituzionale, in base ad un assetto federale di gestione del potere pubblico. Credo che forse l’epoca del Liberalismo politico sia terminata. E, d’altra parte, se lo auspicava lo stesso Benedetto Croce, che del Partito Liberale fu autorevole presidente. Forse questa corrente di pensiero si è, nel tempo, macchiata di troppa ideologizzazione. Forse ha sostenuto acriticamente il libero mercato anche quando esso è stato lo strumento per la nascita di nuovi centri di potere, meno palesi di quello statale ma non meno invasivi. Forse, sposando una linea anticlericale, ha sostenuto misure persino contraddittorie con le sue idee (leggi: eversione dell’asse ecclesiastico, statalizzazione dell’assistenza). Forse, inseguendo Bentham, si è spogliata delle più nobili ascendenze giusnaturalistiche per esaurirsi in un mero culto della forma parlamentale. Forse si è disinteressata dei bisogni degli ultimi, divenendo la voce delle classi agiate e borghesi. Sono le ragioni per cui non posso definirmi un liberale. Ma, nonostante questo, so bene che quell’istanza di Libertà, quell’aspirazione profonda dell’animo umano, resta sempre pulsante: viva ed attuale.
Il Liberalismo può esaurirsi nel tempo. La Libertà no.
Gustavo Adolfo Nobile Mattei