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Scienza dialettica e totalitarismo

<< Il relativista – precisa Bobbio – non riesce a vedere il mondo (…) spaccato in buoni e malvagi. Se gli si chiedesse dove sta la verità, dove sta il bene, dove sta il giusto, risponderebbe che non sta né da una parte né dall’altra, ma è mescolato con la menzogna, con il male, con l’iniquità tanto di qua che di là. Onde il compito, mobilissimo di rompere i blocchi, d’impedire le chiusure e le fratture, d’invocare la tolleranza >>. Diversamente l’atteggiamento assolutistico poggia sulla dialettica hegeliana. Hegel sostiene che l’assoluto deve essere concepito come pensiero puro, o Spirito puro, coinvolto nel processo della sua stessa crescita. La logica sottesa a questo processo di sviluppo è, appunto la dialettica. Il metodo dialettico implica che il movimento, il processo, sia il risultato degli opposti. Questa dimensione del pensiero hegeliano è analizzabile secondo le categorie di tesi, antitesi e sintesi. La tesi, che può essere, ad esempio, un’idea o un movimento storico, ha in sé una contraddizione che genera il suo opposto: l’antitesi. Il risultato di questa contraddizione costituisce il terzo momento: la sintesi. Questa supera e risolve il conflitto ad un livello superiore conciliando in una verità più comprensiva la verità dei due poli opposti: della tesi e dell’antitesi. La sintesi è una nuova tesi che innesca un ulteriore movimento dialettico, generando in questo modo un processo di sviluppo storico ed intellettuale continuo verso il fine ultimo: l’autocoscienza dell’assoluto.

Per tutto quanto esposto fin qui, si capisce facilmente che dalla concezione relativista trae ispirazione la dottrina liberale, mentre dalla visione assolutista si forma l’atteggiamento autocratico. Infatti la concezione dialettica della scienza elimina il dualismo illuministico fra razionalità scientifica e irrazionalità politica. In quanto si ritiene in grado di dettare alla politica valori e fini oggettivi, entrambi razionalmente fondati a prescindere dalla realtà contingente, ma ricavati dalla meta finale alla quale la Storia ineludibilmente dovrà pervenire per poi pietrificarsi nella perfezione raggiunta . Questa concezione della scienza politica costituisce la base epistemologica di ogni forma di totalitarismo sia di destra che di sinistra; sia laico che religioso. Essa dichiara di conoscere il piano provvidenziale che regola il corso della storia verso il bene. Ed affida allo stato il compito di inveramento della verità rivelata. Conseguentemente coloro che si oppongono devono essere rieducati: lo stato totalitario assume i tratti di una macchina pedagogica. Se non è possibile rieducarli i dissidenti devono essere fisicamente eliminati in quanto essi ostacolano la marcia dell’umanità verso la realizzazione del Bene Universale. Lo stato totalitario si rappresenta come lo Stato Etico. Durante questa marcia verso la Terra Promessa ogni forma di dubbio equivale ad un atto di diserzione, ogni diversità diventa oggettivamente un tradimento. Durante la guerra delle forze della Luce contro le forze delle Tenebre non può esservi posto per le libertà liberali. La pratica della tolleranza deve essere bandita per non distogliere gli adepti dalla conoscenza della Verità e per non allontanare l’intera umanità dal perseguimento del Fine Ultimo.

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