martedì, Marzo 19, 2024

Non sapevo come dirlo

Share

4 minuti di lettura

Dopo un’interminabile giornata in ufficio Filippe torna a casa e accende la TV:

Ore 08:00. Caracas. Manifestazione antigovernativa repressa nel sangue dalle forze dell’ordine.

A Londra giovane tunisino si fa saltare in aria davanti allo Stamford Bridge, prima della partita di Champions Chelsea – Real Madrid.

Auto bomba a Milano. L’ISIS rivendica l’attentato.

Beirut. Attentato terroristico nel cuore della notte, palazzo in fiamme. Dopo quello al Cairo, a Baghdad e a Teheran, questo è il quarto in una settimana in Medio Oriente.

Soliti scontri sulla striscia di Gaza. L’opinione internazionale si indigna e l’ONU chiede risposte al governo israeliano, che tace ma tranquillizza

«È un bollettino di guerra!» è il pensiero che attraversa Filippe mentre sta davanti al frigo in cerca di una birra. Non tollera più quella violenza. Cresciuto con altri valori, fin dall’ adolescenza si era lasciato incantare dalle promesse di uomini, che chiamava eroi. Ma gli eroi erano morti e le promesse rimaste irrealizzate. Così ora, desidera solo chiudere gli occhi e rilassarsi mentre la notte comincia a calare su Parigi.

Dal bagno si sente scorrere l’acqua della doccia. Nadira è a casa, ha finito il turno. In due possono permettersi un piccolo appartamento nelle periferie della città.

Qualche anno fa, si erano conosciuti in una di quelle solite feste in casa di amici. E successe così come per caso: l’alcol, i freni inibitori che si allentano e ci si ritrova il giorno dopo con il mal di testa post-sbronza e con una persona, fino a poche ore prima sconosciuta, sotto le lenzuola.

Nadira era scappata dalla Siria. Non voleva più vivere lì. Sognava Parigi. Immaginava di passeggiare sugli Champs Elyseés, leggere Camus e inebriarsi di libertà. Il suo più grande desiderio era darsi il rossetto, perché suo padre glielo vietava. «È contro la legge del Profeta» le diceva. Eppure, quando il sogno si realizzò, la dimensione onirica venne spazzata via dal vento della realtà.

Leggi anche:  La città che mi fa paura

Ogni giorno, deve alzarsi presto, prendere la metropolitana e recarsi a lavoro. E la sera è troppo stanca per passeggiare a Place de la concorde o leggere un libro al Cafè de Flore. Quel mondo tanto idolatrato, però, non la riconosce. Gli altri la guardano con pietà e compassione, se non con paura che da un momento all’altro gridi «Allah akbar» e si faccia saltare in aria. Non sanno che Nadira. ha abbandonato il dio della sua terra, quando in nome di questo ha visto picchiare sua madre o stuprare le sue amiche. Nadira non sa più credere in nessun dio e si sente straniera in ogni luogo.

Esce dalla doccia, avvolta in un asciugamano bianco con i capelli bagnati che le scendono sulle spalle. Vede Filippe, sfinito sulla poltrona con la birra tra le mani, intento ad accendersi una sigaretta. Anche Nadira, poco prima, aveva sentito le notizie degli attentati e sapeva cosa significano quegli episodi per Filippe.

La mente di lui rappresenta un intricato groviglio di idee. Libertà ed eguaglianza si sono contese, come in una battaglia, per anni la sua anima ma nessuna delle due è riuscita mai ad impadronirsi del fortino. E piuttosto che raggiungere un precario equilibrio, hanno preferito fare terra bruciata. Oramai Filippe ha il deserto dentro di sé. Non vota da anni, stanco degli spot elettorali, diffusi dalle innumerevoli parti che si contendono il potere.

Da giovane, quando studiava in provincia, aveva creduto nell’Europa. Ma poi, sotto i colpi dell’austerity, la sua fede ha cominciato a vacillare. Si è trovato risucchiato nella morsa della crisi e così da anni, si barcamena tra un contratto a tempo determinato e l’altro. Non sa più a cosa gli è servito studiare. I sogni che aveva coltivato gli sono stati tolti. Un uragano ha spazzato via tutto. In Nadira ha trovato una via di fuga dal mondo.

Leggi anche:  Politica , disoccupazione e merito : i mali del nostro tempo

E in questi momenti Filippe si ferma e diventa un manichino. Fisso e immobile. Ritorna alla sua infanzia e a quegli ideali di fratellanza che il nonno gli aveva insegnato. Gli ideali di un socialismo romantico. «Con gli ultimi, con gli umili sempre!» è il motto che rappresenta l’eredità lasciatagli dal nonno. «Non sono tra gli ultimi ma tra i penultimi nel limbo dell’indifferenza, più vicino ai poveri che alla classe agiata. Vittima, insieme ai miei simili, dell’ennesimo secolo di barbarie. Il continuo massacro dell’umanità non si arresta e il sangue bagna ancora la terra» è il messaggio che vorrebbe urlare al mondo ma gli si strozza in gola.

Nadira avverte che il suo compagno sta per varcare una sorta di porta psicologica, che conduce verso uno spazio fatto di ombre e gli si avvicina. Gli sfiora timidamente la mano e le si pone davanti. Filippe ha come un sussulto.

I due si guardano. L’angoscia dell’uno e il timore dell’altra lasciano il posto al desiderio. Lei fa cadere l’asciugamano ed è completamente nuda davanti a Filippe con il suo corpo da dea persiana. Lui si sfila d’un colpo la camicia e si alza. Avvolge Nadira tra le sue braccia e al porta a sé.

Fanno l’amore per allontanare entrambi i loro fantasmi. Per trovare quella pace a cui tanto ambiscono.

Boom! Boom! Boom! Si sente un’esplosione in lontananza, che infiamma il cielo notturno. Un altro attentato. Le fiamme si levano alte nel cielo; la luna e le stelle sono offuscate da una enorme nuvola di fumo nero. Le ambulanze e i camion dei vigili del fuoco scorrazzano per la città. Luci lampeggianti al neon scorrono nel silenzio della notte. Altra musica si dovrebbe sentire a Parigi. Troppo spesso si ascolta lo stesso strazio in tutto il mondo.

Leggi anche:  Camurrìa: due facce della stessa medaglia

I programmi televisivi vengono sospesi e tutti i media danno la stessa notizia:

Edizione straordinaria. Attentato terroristico a Parigi. Giovane spara sulla folla con un mitra, durante un concerto in piazza e dopo si fa saltare in aria.

Ma Filippe e Nadira non si fermano e continuano a fare l’amore distesi sul pavimento l’uno sopra l’altra. In un mondo assurdo, folle e violento, fare l’amore è un atto realmente terroristico.

Vito Varricchio

Vito Varricchio
Vito Varricchio
Laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi del Sannio e appassionato inguaribile di filosofia. Non ama prendersi troppo sul serio.

Read more

Local News