sabato, Luglio 27, 2024

La Rivoluzione d’Ottobre e il Totalitarismo Sovietico nel XX Secolo

La rivoluzione d'Ottobre e il totalitarismo sovietico del XX secolo. Un dibattito acceso sui suoi effetti storici e politici.

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La Rivoluzione Bolscevica: Emancipazione o Inizio dell’Incubo Totalitario?

La rivoluzione bolscevica ha rappresentato: un passo decisivo nella storia dell’umanità per la emancipazione delle classi subalterne?

Oppure: ha rappresentato solamente l’inizio dell’incubo totalitario, prima comunista e poi ha generato per reazione il nazismo?

La rivoluzione d’Ottobre è stata una reazione alla avanzata della modernità.

Ancora oggi, dopo novanta anni, gli esiti storici e politici della rivoluzione d’ ottobre suscitano un acceso dibattito.

Si confrontano due schieramenti, irriducibilmente contrapposti.

Il primo, d’ orientamento marxsista, sostiene che l’ esperimento Sovietico abbia contribuito, su scala mondiale, all’emancipazione delle classi subalterne.

Il secondo schieramento d’ orientamento liberale, individua nel comunismo Sovietico il processo genetico del totalitarismo – di destra e di sinistra – che hanno caratterizzato la storia della prima metà del Ventesimo secolo:

dalla Germania nazista alla Cambogia comunista.

La Natura Totalitaria del Regime Sovietico

Sulla natura totalitaria del regime Sovietico, crediamo che non esistono dubbi possibili.

Resta, però, dà stabilire se il regime Sovietico abbia rappresentato una cattiva interpretazione e applicazione delle indicazioni marxiane o né ha rappresentato la logica ed inevitabile conseguenza.

In altri termini:

lo stalinismo è stata una sorta di degenerazione del leninismo e quest’ultimo una aberrazione del marxsismo oppure seguendo la via indicata da Marx si finisce, inevitabilmente, nell’universo concentrazionario?

L’ Opera Staliniana e i Suoi Costi

Per rispondere a queste domande, diamo uno sguardo ravvicinato agli avvenimenti che, in quel tempo, sembravano realizzare il sogno egalitario dell’utopia comunista, mentre davano vita al incubo totalitario.

Cominciamo dalla osservazione dell’opera staliniana.

Gli avvenimenti «positivi» che caratterizzarono la storia sovietica durante il periodo staliniano sono noti:

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l’edificazione del primo Stato «socialista», la vittoria nella seconda guerra mondiale, l’ascesa della Russia al rango di seconda potenza militare.

Ma sui costi e le procedure per ottenere simili risultati è necessario riflettere ancora.

La Guerra Civile e la Dekulakizzazione

I costi furono di dimensioni bibliche in termini di vite umane.

Le procedure furono spietate.

La guerra civile devastava il paese.

L’attuazione del processo di «dekulakizzazione» provocava lo stermino di 10 milioni di contadini rei di possedere un pezzo di terra.

La realizzazione dei kolchoz richiedeva lo spostamento di 130 milioni di contadini. La requisizione del grano li aveva privati del loro raccolto.

«Molti contadini — racconta Roy A. Medvedev nel saggio lo Stalinismo —, scoperti a rubare quello stesso grano che essi avevano coltivato, vennero condannati a lunghi anni di prigione o persino fucilati» .

Si registrarono casi di cannibalismo. Lo scrittore Michail Osorgin, redattore del bollettino «Pomose» (II Soccorso), organo del Comitato panrusso per il soccorso agli affamati, conosceva, grazie a centinaia di lettere, la situazione delle zone colpite, e scriveva che il cannibalismo vi era diventato un fenomeno di ordinaria amministrazione:

«La gente mangiava soprattutto quelli che gli erano più vicini, a mano a mano che morivano; si alimentavano dei bambini più grandi, ma i neonati […] non venivano risparmiati, per quanto magro potesse essere il ricavato.

Ciascuno divorava nel proprio cantuccio, non alla tavola comune, e nessuno ne parlava» .

Il Genocidio dei Contadini e le Purghe

Il prezzo di tutto questo, in vite umane, fu di 20 milioni di contadini. «Il genocidio dei contadini in Unione Sovietica

— notano M. Geller e A. Nekric —

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non si distinse solo per le mostruose proporzioni, ma anche per il fatto che la popolazione veniva sterminata in tempo di pace e per iniziativa del suo stesso governo» .

Oltre alle basi materiali necessarie per l’esistenza anche i vincoli di solidarietà tra gli uomini erano sconvolti.

«Durante tutta la Purga

— scrive R. Conquest nel volume Grande Terrore —

i colpi di Stalin furono portati contro ogni forma di solidarietà e di cameratismo, all’infuori di quelle offerte dalla fedeltà personale a lui stesso.

In generale, il Terrore distrusse dovunque la fiducia personale tra privati cittadini».

Ancora Conquest osserva:

«Persino i figli e i parenti degli arrestati si levavano a denunciare i loro congiunti».

«Il paese

— concludono Geller e Nekric nel volume storia del URSS —

cade in preda alla follia. Il nemico è dappertutto» .

In questo clima fatto di delazione, di deportazioni e di massacri si svolsero,tra l’altro , i noti processi a carico delle stesse élites rivoluzionarie e contro i vertici del esercito.


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Il Grande Terrore

Non è possibile compilare l’elenco completo di tutti i processi e delle conseguenti condanne.

Ma alcuni nudi valori numerici sono esplicativi per descrivere la mostruosa entità delle vittime provocate dal «Grande Terrore» .

Dei 33 appartenenti al Politbjuro, dal 1919 al 1938, ne sopravvissero solamente 6.

Gli altri: 2 morti in circostanze misteriose; 14 fucilati; 2 assassinati; 2 suicidi; solo 7 morirono di morte naturale.

Su 139 membri del Comitato centrale, per la fine del 1938, 110 furono arrestati e fucilati. Il 90% dei dirigenti cittadini di partito, nel periodo compreso tra il ’36 e il ’39, furono arrestati e fucilati.

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Nella sola Mosca se ne salvarono appena 7 su 136.

Il numero delle vittime, accusate di reati politici, aumentava in modo impressionante a mano a mano che si procedeva dal vertice alla base della piramide sociale.

«Nel 1937-1938

— sostiene Roy Medvedev —

c’erano dei giorni in cui più di mille persone venivano fucilate nella sola Mosca.

Non era un rivo, erano fiumi di sangue, il sangue dell’onesto popolo sovietico» .

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Ludovico Martello
Ludovico Martello
Saggista. Si è laureato in Sociologia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autore di numerosi saggi sul processo di Modernizzazione. E' stato ricercatore a contratto presso la Luiss Guido Carli di Roma, ha insegnato Filosofia della politica, con contratto annuale, presso l'Università degli Studi del Sannio. Cofondatore dei magazine web "PoliticaMagazine.info” e "PoliticaMagazine.it”
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